Non solo muschi e licheni: trovate piante vascolari a più di 6 mila metri

Che i cambiamenti climatici stessero rapidamente influendo sull’andamento delle temperature globali non è mai stato così chiaro. E, ogni giorno, arriva qualche dato a conferma di questa tesi, ormai palese anche ai più scettici, in particolare dopo la recente Conferenza sul clima avvenuta a Marrakech lo scorso mese di novembre. La regressione dei ghiacciai, non solo quelli artici e antartici, rientra tra le questioni maggiormente urgenti, proprio perché in grado di mitigare i termometri mondiali in modo decisivo, alterando il delicato equilibrio naturale degli ambienti e dei biomi terrestri. Ora, in questo senso, a rincarare la dose di preoccupazione arrivano anche le piante. Più nello specifico, le piante vascolari.

Niente di strano nel vedere un muschio o un lichene a qualche migliaio di metri di altitudine. Questi particolari vegetali, infatti, ben si adattano ai climi rigidi, essendo prive di quei tessuti vascolari interni volti alla conduzione dei liquidi (processo che avviene, solitamente, sulla loro superficie). Decisamente più insolito rinvenire, a oltre 6 mila metri di altitudine, ben 6 diverse specie di piante a forma pulvinata (cosiddette “a cuscino”). Non è il loro territorio, non è il loro ambiente e, soprattutto, è un’altezza quasi impossibile per ospitare vegetali come questi. Dunque, cosa ci fanno lì?

Teatro della scoperta, effettuata da alcuni ricercatori dell’Istituto di Botanica dell’Accademia Ceca delle Scienze di Průhonice, è un altopiano del monte Shukule II, nella regione del Ladakh, nell’India settentrionale, incastonata tra le vette impervie del Karakorum e dell’Himalaya. Gli scienziati hanno osservato dei veri e propri tappeti di piante, dotate, internamente, di piccoli elementi a forma di rosa, predisposti a incamerare e trattenere il calore. Tali particelle, inoltre, risulterebbero fonte di produzione di una sostanza zuccherina biologica la quale, di fatto, costituisce un meccanismo anti-gelo.

L’osservazione è stata condotta dal team guidato da Jiri Dolezal, il quale ha riscontrato, peraltro, la presenza di radici estremamente corte. In una di queste, lunga non più di 1 millimetro, è stata notata la presenza di circa 20 anelli di crescita. Questo dato è forse il più sorprendente, poiché sta a significare che la pianta in questione ha vissuto in questo luogo per più di due decenni. Considerando che, per intraprendere un normale percorso di crescita, questi vegetali necessitano di 40 giorni all’anno di suolo non ghiacciato, la situazione risulta senz’altro preoccupante. Secondo le previsioni stimate, infatti, la presenza di terreni adatti a piante vascolari di questo tipo, anche in alta quota, sarà sempre maggiore nei prossimi anni.

Un ulteriore allarme, viene dalla percentuale di crescita registrata nella Cina tibetana: in cerca di aria più fresca, infatti, le piante alpine starebbero salendo di 0,06 metri all’anno, mentre la linea degli alberi avanza, nello stesso periodo, di circa 6, di fatto estromettendo i vegetali alpini e occupandone il terreno, lì dove i ghiacciai iniziano a essere un ricordo.