New York, 300mila persone in marcia per difendere il clima

[cml_media_alt id='6333']terra[/cml_media_alt]Trecentomila persone, un minuto di silenzio per le vittime del climate change e poi tutti insieme in strada per pretendere un pianeta migliore tra fischietti, vuvuzele e bande musicali a ritmo di protesta. Il Global warning si è tenuto sotto il cielo grigio della Grande Mela: “Leader, ascoltateci, il clima è una priorità della politica! Non c’è un pianeta di serie B”, gridava l’attore Mark Ruffalo tra una folla fittissima, in cui comparivano anche volti noti come quelli del segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, del sindaco di New York Bill de Blasio e dell’ex vice-presidente Al Gore. A rappresentare l’Italia il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, impegnato da anni sulle emissioni di Co2, mentre dal mondo dello spettacolo, a marciare con i leader dei popoli indigeni del Canada, un Leonardo di Caprio più impegnato che mai. E poi leader sindacali, studenti, verdi, sopravvissuti a Sandy e Katrina e minatori di carbone del Kentucky. Il centro di Manhattan è stato bloccato per un pomeriggio intero da una marcia che, con un grido dal respiro planetario, ha chiesto a gran voce che “ci si prenda cura del pianeta più di quanto si dovrebbe fare con le persone”.

La Terra si sta surriscaldando, spiegavano ieri gli attivisti organizzatori della grande marcia. Secondo i metereologi della National Oceanic and Atmospheric Administration, l’estate 2014 è stata la più afosa della storia e l’anno in corso rischia di diventare il più caldo di sempre. Con 200mila persone in più rispetto alle aspettative iniziali, quella di ieri si è conclusa come una tra le più imponenti manifestazioni della storia per dire basta al cambiamento climatico. Leslie Cagan, una delle coordinatrici della March, ha spiegato che “lo spirito umano è in pericolo” e che occorre celebrare “la vita e il pianeta per mostrare cosa si vuole difendere”. A render concrete le sue parole, per le strade della grande metropoli avanzavano grandi carri allegorici trainati da veicoli a biodiesel, girasoli di carta e musica che accompagnava cori a migliaia di voci. Il Primo cittadino di New York ha annunciato che saranno migliorati gli standard di efficienza energetica in tutti gli edifici pubblici della città, che faranno diminuire dell’80% rispetto al 2005 le emissioni di gas serra entro il 2050. Alludendo all’uragano Sandy di due anni fa, de Blasio ha poi affermato che “per New York il global warning è stata un’astrazione fino a due anni fa. Agire, adesso, è un imperativo morale”.

Ma sulla piazza, oltre alla musica, ha fatto eco un malcontento generalizzato. Un’insoddisfazione prevalentemente causata dalla non-azione dei politici; centinaia di migliaia di persone hanno gridato al mondo la pretesa di esser parte più che mai in un cambiamento a cui devono partecipare tutti.