Nano particelle brevettate a Milano rimuovono l’Alzheimer

Nano particelle in grado di eliminare dal cervello le placche amiloidi dell’Alzheimer: sono state create da ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’IRCCS, Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ di Milano. Lo studio, pubblicato su The Journal of Neuroscience, apre nuove strade nella ricerca contro la più comune forma di demenza e potrebbe rappresentare una svolta in campo medico.

Le particelle create in Italia entrano nel cervello e rimuovono le placche della proteina, nota come β-Amiloide, che si formano nella malattia di Alzheimer. Le hanno chiamate Amyposomes e sono state create e brevettate dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca: per il momento sono state testate con successo nel modello animale, quindi non ci sono ancora applicazioni per l’uomo. La riduzione delle placche di β-Amiloide è stata confermata dalla tomografia a emissione di positroni (PET, Positron emission tomography), una tecnica di bioimaging, alla quale sono stati sottoposti i topi trattati con le nanoparticelle.

Somministrate ai topi, le particelle, dopo sole tre settimane di trattamento, non solo hanno rimosso le placche di β-Amiloide dall’encefalo, ma hanno anche favorito lo smaltimento dei frammenti di β-Amiloide tossica, da parte del fegato e della milza. L’eliminazione dei depositi di β-Amiloide a livello cerebrale è stata associata ad un recupero delle funzioni cognitive, misurato con uno specifico test di riconoscimento degli oggetti.

“La terapia – ha spiegato Massimo Masserini, ordinario di Biochimica dell’Università di Milano-Bicocca e coordinatore del progetto europeo NAD – è basata su una strategia, impossibile da realizzare con un farmaco convenzionale, che utilizza uno strumento nanotecnologico, cioè particelle di dimensioni di un miliardesimo di metro. Nella ricerca pubblicata,il trattamento è riuscito a frenare la progressione della malattia, ma stiamo anche valutando, per ora sempre sul modello animale, la possibilità di prevenirne l’insorgenza”.