MORTI, LA DIFFERENZA TRA MEMORIA E SUPERSTIZIONE

Per i cattolici è un giorno di raccoglimento e di preghiera. La commemorazione dei fedeli defunti serve a ravvivare in chi crede quella consolante verità di fede che è la comunione dei santi. Un legame che non si spezza con la morte. Certamente la mancanza fisica, il distacco sono motivo di dolore. Ma la Chiesa ricorda che non tutto finisce su questa terra, che l’uomo non è fatto di sola materia e che c’è una patria che ci attende in Cielo, come ha fatto nella solennità di Tutti i Santi, indissolubilmente legata alla ricorrenza odierna.

Comunione tra Chiesa trionfante, quella dei beati che sono già in Paradiso, Chiesa purgante, di quanti appunto aspettano la visione beatifica e per i quali si offrono suffragi e preghiere, e Chiesa militante, di chi ancora in questo mondo lotta con lo sguardo alla meta finale. Sono migliaia le persone che oggi, o nei prossimi giorni, si recano sulle tombe dei propri cari per portare un fiore, per pregare, per versare una lacrima, per tenere ancora vivo il ricordo di chi ci ha preceduto nel passaggio cruciale da questo mondo all’aldilà. Il culto e la venerazione dei morti non sono tuttavia un “patrimonio” cattolico o più in generale cristiano. Basti ricordare come si comportavano le antiche civiltà del Mediterraneo ben prima della venuta di Cristo. Ma oggi c’è ancora questa fede? Lo abbiamo chiesto al cardinale Gerhard Muller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Eminenza, in alcuni casi non si rasenta la superstizione?
“Senza dubbio, per esempio esistono alcune forme di venerazione delle reliquie in cui può entrare una forma di superstizione. A questo proposito il Concilio di Trento ha fatto chiare dichiarazioni sulla venerazione dei santi. Per questo la fede cristiana nella Risurrezione è un’ottima protezione contro la superstizione”.

E’ appena stata pubblicata l’Istruzione sulla sepoltura “Ad resurgendum cum Christo”. Anche la cremazione può rappresentare, in certe circostanze, una forma di superstizione?
“Può esserlo in quell’atteggiamento dei materialisti di lasciare le ceneri dei loro corpi come humus per un albero… questo è superstizione! L’uomo non è creato per essere humus o cibo per piante o animali. Il corpo umano partecipa della dignità della persona, dell’anima che è in rapporto diretto con Dio. L’uomo ha una vocazione eterna, divina per questo abbiamo sempre parlato della dignità del corpo umano con tutti gli elementi. Non siamo come gli animali, senza vestiti… penso che la nostra tradizione esprime ottimamente il rispetto verso tutti gli uomini soprattutto verso i morti che sono nostri fratelli e sorelle”.

Eppure si stanno sempre più diffondendo “culti alternativi” come quello paganeggiante di Halloween.
“Ed è assurdo. Occorre opporsi a questa superstizione. Il grande cardinale John Henry Newman ha detto che quando sparisce la fede entra la superstizione. Ripeto, la fede è un’ottima protezione. Liberali, materialisti, agnostici sono molto superstiziosi, credono in cose ridicole. Noi crediamo solo in Dio”.

Dunque fede e orazione. A cominciare da quella che è la preghiera più importante, ovvero la Santa Messa, il suffragio più gradito a Dio per i morti. Come consuetudine, Papa Francesco la celebrerà in un cimitero ma con un paio di variazioni importanti rispetto al passato che riguardano la data e il luogo. Il Pontefice, infatti, era solito celebrare al cimitero del Verano il 1. novembre, giorno festivo, per consentire una maggiore partecipazione di fedeli. Quest’anno il viaggio in Svezia ha imposto uno spostamento al 2 e inoltre Francesco ha scelto di recarsi nel camposanto di Prima Porta. La Messa inizierà alle 16 nel piazzale antistante l’ossario del Cimitero Flaminio. Concelebreranno il cardinale vicario Agostino Vallini, l’arcivescovo Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma, il vescovo ausiliare per il settore Nord della diocesi mons. Guerino Di Tora, e il parroco dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta, padre Zbigniew Golebiewski. Seguirà la benedizione delle tombe. La celebrazione eucaristica sarà animata dal Coro della diocesi di Roma e dal Coro dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta diretti dal maestro mons. Marco Frisina. Il vescovo ausiliare di Roma Sud, mons. Paolo Lojudice, presiederà invece la Messa al Cimitero Laurentino (in via Laurentina km. 13.500) alle 15.30. Un’altra celebrazione è in programma alle 15 e sarà presieduta dal direttore della Caritas mons. Enrico Feroci, presso la chiesa della “Cittadella della Carità – Santa Giacinta” in via Casilina vecchia, 19. Saranno ricordati in particolare gli ospiti di tutte le strutture di accoglienza, i volontari, gli operatori e tutti coloro che sono morti in contesti di solitudine ed emarginazione.