MIGRANTI, ATTORI E REGISTI MARCIANO “SCALZI” ALLA MOSTRA DI VENEZIA

I migranti sono “gli uomini scalzi del secondo millennio. E noi stiamo con loro”. È questo il messaggio che sarà lanciato venerdì 11 settembre da Venezia: centinaia di persone cammineranno scalze fino al cuore della Mostra internazionale di arte cinematografica. La manifestazione è intitolata “La marcia delle Donne e degli uomini Scalzi” e ha già ottenuto l’adesione, tra gli altri, di registi come Marco Bellocchio, Andrea Segre e Daniele Vicari, di attori come Valerio Mastandrea, Toni Servillo Elio Germano, Ascanio Celestini e Jasmine Trinca, di sacerdoti come il presidente della comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi, don Albino Bizzotto e don Armando Zappolini. L’evento è organizzato dal parlamentare di Sel Giulio Marcon, dagli stessi Segre e Celestini e dal sociologo Gianfranco Bettin. L’appuntamento è alle 17 in piazza Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.

Tre gli obiettivi della manifestazione “delle donne e degli uomini scalzi” di venerdì 11 settembre, che corrispondono ad altrettanti “necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali”: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

“E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare – si legge nell’appello – . E’ vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte delle donne e degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E’ difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo”.

“Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questi gli uomini scalzi del secondo millennio e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle”.