L’ultima minaccia dell’Is: “500 mila migranti verso l’Italia se Roma ci attacca”

Lo Stato Islamico è pronto a inviare “500 mila migranti verso l’Italia dalle coste libiche in caso di intervento militare”. E’ l’ultima minaccia nei confronti del nostro Paese proveniente dagli uomini di Al Baghadi. Ne hanno dato conferma i servizi segreti nazionali e internazionali che avrebbero intercettato alcune conversazioni telefoniche tra gli jihadisti, i quali vorrebbero usare l’immigrazione come martello per scoraggiare ogni possibile azione di difesa preventiva. L’obiettivo sarebbe quello di causare nuove tragedie nel Mediterraeno in modo da destabilizzare politicamente Roma, mandando in crisi il suo governo. Il piano sarebbe tra l’altro alla base della nuova ondata migratoria dal Nord Africa che, solo pochi giorni fa, ha provocato la morte di oltre 300 persone.

E’ dello scorso fine settimana, fra l’altro, la notizia degli spari a due motovedette della marina da parte di alcuni scafisti armati di kalashnikov. Un inedito che ha subito messo in allarme la nostra intelligence sulla possibile infiltrazione di miliziani dell’Isis nel racket dell’immigrazione. Tuttavia, secondo quanto scritto dal Messaggero, la minaccia registrata non basta per dire che il Califfato abbia un ruolo preponderante in questi traffici”, ma la situazioni potrebbe cambiare. Per questo è necessario trovare un accordo diplomatico tra le due coalizioni principali di Tripoli: i lealisti al governo di Tobruk, a Est, laico e appoggiato dall’Egitto e la coalizione “Alba” che controlla quasi tutta la città di Tripoli e Misurata, appoggiata dai Fratelli Musulmani. Entrambe hanno un Parlamento e una loro struttura pubblica e su queste che l’inviato Onu sta cercando di lavorare. Con una riconciliazione interna infatti sarebbe più facile arginare la jihad.

A tentare di persuadere l’Italia da un possibile, peraltro escluso al momento, intervento ci ha pensato anche Hamas. Il gruppo armato palestinese, per bocca del funzionario Salah al-Bardawil, ha detto di rifiutare “categoricamente i pretesti che alcuni Paesi come l’Italia stanno fornendo per intervenire negli affari interni della Libia, in particolare con il pretesto di combattere contro il terrorismo”. Quella di Hamas è stata una risposta al ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, che aveva aperto a un’operazione militare poche ore dopo la presa di Sirte da parte dell’Is. “Sarebbe una nuova crociata contro le nazioni arabe e musulmane” ha sottolineato al-Bardawil. Questo non esclude che Hamas si comunque contraria ai metodi brutali del Califfato che “deformano l’Islam”.