LO SCANDALO DEI QUARTIERI A LUCI ROSSE A ROMA VISTO DAGLI USA

La folle idea di creare quartieri a luci rosse nella capitale italiana arriva anche negli Stati Uniti e fa fare a Roma e al nostro Paese una pessima figura. Un attento reportage del Washington Post racconta la vicenda, sottolineandone gli aspetti critici e vendendo un’immagine tutt’altro che onorevole dell’Urbe, pronta a legalizzare de facto l’aberrante mercato del sesso. Nell’articolo si parla del degrado dell’Eur, costretto a convivere con il degrado e la criminalità che rischierebbe di uscire socialmente devastato dal provvedimento proposto dalla giunta Marino. Alle testimonianze delle moderne schiave (contrarie per lo più al piano comunale) e dei residenti si alternano quelle di persone che lottano ogni giorno per liberare le ragazze dal giogo degli sfruttatori, come don Aldo Buonaiuto. La bocciatura è insita nel progetto stesso ma a vederla da fuori è ancora più significativa.

Riportiamo la traduzione dell’articolo:

VENITE A ROMA PER LE CATTEDRALI, I MONUMENTI E… I QUARTIERI A LUCI ROSSE?

La Città Eterna entra in conflitto con la professione più antica del mondo. Il numero di prostitute ha subito un’impennata, qui, nel cuore del cattolicesimo, un incremento condannato dagli amministratori pubblici che lo considerano una macchia alla dignità dei cittadini. Ma in una città di peccatori e santi le ordinanze per limitare il mercato del sesso varate in passato non hanno prodotto gli effetti sperati, così le autorità hanno deciso di cambiare strada.

L’idea è quella di individuare un numero ristretto di strade da destinare alle “lucciole”, creando un vero e proprio quartiere a luci rosse. I sostenitori della proposta ritengono che in questo modo le ragazze possano svolgere il proprio mestiere al servizio dei clienti lontane dagli occhi di mogli, nonne e bambini.

Questi quartieri a luci rosse stanno però incontrando una forte resistenza da parte della Chiesa Cattolica, del governo italiano e dalle prostitute stesse. L’accusa è quella di non risolvere il problema ma, semplicemente, di nasconderlo sotto il tappeto in perfetto stile italiano.

Alcuni si sono arrabbiati per la discriminazione implicita di un progetto che, in effetti, segrega le Marie Maddalene separandole dalle “rispettabili” donne di Roma, principalmente a beneficio degli uomini. Confinando le prostitute in parti non abitate della città, mariti, fidanzati e altri clienti possono godere di un maggior anonimato.

Lo scontro che ne è risultato sta portando alla luce la scomoda questione della prostituzione rampante in un Paese che, nonostante sia la patria di una serie di uomini machisti, ha un’enorme difficoltà a parlare di sesso. “Se sono sorpreso del macello che si è creato?” dice Andrea Santoro, ideatore del piano e presidente del IX municipio che comprende l’Eur. “No, in realtà no. Ogni volta che si parla di sesso in questo paese, la gente si irrigidisce” afferma.

Roma è avvinghiata da un vizio vecchio quanto la città stessa. Per l’Impero Romano, coloro che erano implicati nel commercio sessuale, erano socialmente inferiori, anche se mantenevano una buona posizione. Alcuni affermano che non è cambiato molto negli ultimi 3000 anni. “C’è ancora tanta ipocrisia nella Capitale” afferma Eva Cantarella, autrice del libri sul sesso nell’antica Roma. “Le strade sono piene di prostitute, ma parlando con gli uomini italiani … tutti dicono: ‘Oh, è terribile’ e ‘Non sono mai andato con una prostituta’. Ma qualcuno deve alimentare questo business”.

In parte è dovuto alla mancanza di volontà nell’affrontare il problema, le leggi sulla prostituzione in Italia sono vaghe e ancora molto legate a un decreto vecchio di mezzo secolo, che condanna i bordelli ma non è chiaro sulla prostituzione stradale. Le associazioni religiose che lavorano con le prostitute affermano che “il problema della prostituzione” è critico e coinvolge circa 12.000 persone, più o meno il doppio rispetto a un decennio fa.

Gli esperti affermano che ciò sarebbe dovuto all’aumento delle bande criminali che convogliano le schiave sessuali a Roma dai paesi dell’est e dall’Africa, e il periodo economico nero delle nazioni europee, Italia inclusa.

Ma da nessuna parte la situazione è tanto tragica quanto all’Eur, un quartiere costruito nella monolitica era fascista a sud rispetto al centro storico di Roma, che è il luogo dove si prevedono le zone di tolleranza a partire dalla prossima primavera.

In questa zona, centinaia di ragazze in lingerie e tacchi da capogiro iniziano a popolare le strade molto prima del tramonto, spesso vicino a parchi e marciapiedi dove giovani fidanzati, coppie anziane e famiglie passeggiano la sera.

In un recente pomeriggio, Paolo Lampariello, capo di un gruppo di cittadini a favore delle nuove zone, ha perlustrato un po’ l’erba dietro a un cespuglio e ha mostrato con indignazione profilattici e collant da donna.

Non esiste un posto sacro ormai. Le prostitute lavorano anche sugli scalini di una chiesa locale “anche dietro la statua di Gandhi”, afferma Lampariello. Ha aggiunto che sua moglie ha dovuto sopportare un maniaco sessuale che si è era agitato perché, a quanto sembra, non era riuscito a trovare alcuna prostituta nelle vicinanze.

“Non è un problema per noi uomini, ma per le donne – mogli e madri – che non dovrebbero assistere a queste cose” ha continuato Lampariello lamentandosi. “Ci sono delle nonne che si affacciano al balcone e vedono voi sapete cosa”.

Cresce però il fronte che si oppone al progetto affiancandosi alla Chiesa Cattolica, che ne fa soprattutto una questione morale. Le prostitute stesse si sono ribellate adducendo motivazioni più terrene ed economiche.

Di recente molte ragazze sono scappate all’arrivo dei giornalisti che volevano far loro delle domande. L’unico a rispondere è stato un transessuale uruguaiano di 24 anni che si è detto assolutamente contrario ai quartieri a luci rosse.

Nonostante il cuore del dibattito ruoti intorno alla prostitute donne, le associazioni che le aiutano affermano che circa la metà all’Eur sono uomini travestiti o trans – una questione attorno a cui ruota non poco disagio. Le ragazze di solito hanno i“protettori” – i magnaccia – che monitorano attentamente i loro movimenti, gli uomini sono spesso indipendenti; in molte hanno detto che le autorità avranno non pochi problemi se dovessero essere raggruppate tutte in un’unica area.

“Se ci metti tutti in una zona ristretta la competizione sarà feroce, caro mio” continua Nicola, che che non ha voluto fornire il cognome. “Io ve lo dico, ci sarà un fiume di sangue. Siamo troppi”. Un rappresentante ufficiale del governo nazionale a Roma – inviato dal Primo Ministro Matteo Renzi, un ex scout e cattolico devoto – ha cercato di bloccare il piano, nonostante le autorità locali affermino di avere i mezzi per procedere.

Negli editoriali e nei discorsi, la Chiesa Cattolica ha fortemente criticato gli amministratori locali affermando che la città, e più in generale l’Italia, dovrebbe muoversi per bandire la prostituzione, o quanto meno adottare normative, di cui gli svedesi sono precursori, che colpiscano i clienti, non le prostitute, criminalizzando l’acquisto, e non la vendita, sessuale.

Don Aldo Buonaiuto, rappresentante di un’associazione di aiuto alle prostitute, ha affermato che questo progetto equivale a legittimare lo sfruttamento delle donne. “Sostanzialmente, vogliono che sia lo stato a diventare il magnaccia” ironizza.

Nonostante ciò, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha affermato che chi si oppone non riesce a cogliere la portata del problema. Il suo predecessore, per esempio, ha provato a bandire la prostituzione in strada e “l’abbigliamento provocante” indossato dalle lucciole con un provvedimento definito ironicamente “ordinanza minigonna”. Nessuno degli scopi è stati raggiunto a causa della mancanza di agenti di polizia che potessero dar forza ai nuovi decreti e per la poca precisione delle leggi nazionali che rende difficile incolpare i venditori e i clienti del mercato sessuale come fosse un effettivo crimine.

Citando una nonna anziana che gli ha scritto recentemente dopo aver portato la nipote di quattro anni al parco, e averla vista tornare con un “profilattico usato” Marino ha affermato che un piano “imperfetto” è meglio di niente “nel Paese si è scatenata una rivolta su questo tema, ma dobbiamo fare qualcosa. La risposta non è tenere le cose come stanno”.

Di Anthony Faiola – Washington Post

Stefano Pitrelli ha contribuito alla stesura di questo articolo

Traduzione a cura di Mary Ann D’Costa