LE CONSEGUENZE DELL’ABBRACCIO TRA I LUTERANI E IL PAPA

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“Niente sarà più come prima tra cattolici e luterani. Grazie a Papa Francesco, ora il cammino ecumenico andrà sicuramente avanti con maggiore determinazione rispetto al passato, malgrado il permanere di forme di resistenze all’interno delle due Chiese cristiane sulle quali occorrerà comunque vigilare sempre”. Parla Heiner Bludau, decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia ad un mese dallo storico viaggio del Santo Padre in Svezia dove, a sorpresa, dal primo al 4 novembre scorso ha preso parte alle celebrazioni per i 500 anni della Riforma varata da Martin Lutero. “Un viaggio inaspettato, bellissimo, pieno di significati, che, al di là degli aspetti formali, ha creato – premette il decano – un clima indubbiamente nuovo tra cattolici e luterani, che non potrà che produrre frutti positivi per tutto il movimento ecumenico e nei rapporti all’interno della intera famiglia cristiana che si riconosce nella fede in Gesù Cristo”.

Heiner Abbas Bludau, eletto decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia dall’Assemblea Sinodale, svoltasi a Napoli nel maggio 2014, è tra le figure più autorevoli del panorama luterano nazionale ed internazionale, forte di una formazione pastorale legata alle sue radici tedesche, ma con esperienze maturate in Europa, in Medio Oriente e in Terra Santa, dove per anni ha studiato, lavorato e svolto attività di volontariato in Israele e Palestina. Nato a Baghdad in Iraq da una famiglia tedesca, sposato e padre di 2 figli, dal 2010 pastore della Chiesa luterana di Torino, da oltre due anni Bludau guida la comunità luterana italiana. E in questa veste è stato un attento osservatore del recente viaggio di Francesco in terra luterana di Svezia.

Decano Bludau, il Giubileo della Misericordia è finito e uno dei momenti più alti dell’Anno Santo è stata la partecipazione del Pontefice alla celebrazione dei 500 anni della Riforma Luterana. Un passo storico per l’ecumenismo, come lei ha giustamente puntualizzato. Ma ora che succede?
“Purtroppo non sono un profeta e non posso assolutamente prevedere nulla su ciò che succederà in futuro. Di sicuro, però, posso dire che il viaggio di Papa Francesco in Svezia, fatto per di più per partecipare come un fratello all’importante celebrazione del Cinquecentesimo anniversario della Riforma, mi ha riempito di gioia e di speranza, come del resto è successo nel cuore di tanti miei confratelli. Mi unisco a quanto ha detto il segretario della Federazione Mondiale Luterana, Martin Junge, che ha parlato di ‘miracolo di oggi’ assolutamente impensabile poco tempo fa. Sicuramente ora si accelererà il dialogo ecumenico con rapporti ancora più intensi. Un dialogo che potrà sicuramente avere nell’intensificazione della preghiera la stella polare. Il viaggio di Francesco ha certamente aperto nuove strade comuni, ma ha principalmente creato un clima nuovo tra luterani e cattolici. Non è poco”.

Ma non tutti i cattolici hanno apprezzato l’intervento di Bergoglio alle celebrazioni della Riforma. E’ preoccupato?
“Sì, ho notato che c’è stato qualcuno preoccupato per l’iniziativa del Papa, temendo chissà che cosa. Ma non vorrei farmi condizionare più di tanto perché non so se andranno avanti i dubbiosi o quanti, uniti nella fede in Cristo, cercano il dialogo in un nuovo clima di stima reciproca. Confesso che, comunque, sono un po’ preoccupato, ma fino ad un certo punto”.

Quello delle indulgenze è stato uno dei più gravi problemi che storicamente hanno indotto Martin Lutero a prendere le distanze dal Pontefice di Roma. Tutto superato con i grandi Giubilei indetti da Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II il secolo scorso, e da Francesco nel 2015-2016?
“E’ vero, di fronte alla parola indulgenza ci sono ancora problemi non superati tra cattolici e luterani. Ma va pure riconosciuto che dopo 5 secoli quel termine è stato sdrammatizzato. Cinquecento anni fa era diverso parlare di indulgenze perché legate a compravendite discutibili che, non a caso, furono le principali cause delle critiche di Martin Lutero. Oggi per i cattolici parlare di indulgenza significa qualcosa di spirituale, è una cura d’anime, anche se per i luterani quel che conta è sempre e solo il perdono di Dio, non la ricerca dell’indulgenza, nemmeno a livello spirituale”.

Ci saranno a breve altre iniziative tra cattolici e luterani per potenziare ancora di più il cammino ecumenico?
“In questo anno di commemorazione dei 500 anni della Riforma luterana, in Italia, ma anche nel resto del mondo, sono tante le iniziative culturali in programma che vedranno anche le istituzioni cattoliche molto impegnate accanto a quelle delle nostre Chiese. Vedo con piacere che c’è un grande interesse reciproco, non solo tra le istituzioni gerarchiche ma anche tra la gente comune. E questo è un bene. Tra le iniziative più vicine, il seminario di studio sul tema della Riforma all’università Salesiana di Torino. A Firenze ci sarà un’altra iniziativa simile a febbraio. Sul piano culturale c’è grande interesse tra le due Chiese”.

E’ azzardato immaginare che con la visita in Svezia del Successore di Pietro sono state gettate le basi per la definitiva riappacificazione cattolico-luterana in tempi più o meno brevi?
“Dipende da cosa si intende per riappacificazione. Con Papa Francesco sicuramente è stato compiuto un passo importante destinato a non lasciare niente come prima. Prima di lui, però, si parlava solo di unità tra le due Chiese. Ora – e lo dico con piacere – con Francesco si parla di riconciliazione e di rispetto delle diversità. Difficile prevedere in un domani più o meno vicino una unità cristiana piena, ma è importante arrivare al rispetto delle diversità e sentirsi fratelli nella fede in Cristo”.

Si aspettava che il Pontefice avrebbe partecipato in Svezia all’evento per ricordare quella che comunemente viene ricordata come forse una delle più grandi ferite nel corpo del cristianesimo?
“Non so se l’avvento del Luteranesimo fu veramente una delle più grandi ferite nel corpo del cristianesimo. Basti pensare allo scisma d’Oriente con le Chiese ortodosse, ma anche alle passate lotte intestine, alle guerre causate a causa della appartenenza religiosa. Quel che è certo è che dopo 500 anni dalla nascita della Riforma un Papa di Roma ha commemorato l’evento insieme alle Chiese luterane. E devo confessare che non me lo aspettavo. Anche se della visita ero stato informato riservatamente il 24 gennaio scorso alla conclusione dell’annuale incontro ecumenico per la fine della settimana per l’unità dei cristiani. E la gioia e la sorpresa sono state immense. Ricordo che fu il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, a preannunciarmi che Bergoglio stava per fare un annuncio ‘importante’ che avrebbe rinsaldato ulteriormente i rapporti tra cattolici e luterani. E così è stato”.

Il Santo Padre in tante occasioni ha invitato i cattolici a non sottovalutare la Riforma. Ma i luterani cosa pensano dei cattolici a 500 anni dalla rottura di Lutero?
“Immagino che da parte di tutti o luterani ci sia stata piacevole sorpresa e grande apprezzamento per l’iniziativa del Papa. Ma è difficile parlare a nome di tutti i luterani perché, come si sa, nella nostra Chiesa non c’è un capo unico che può parlare a nome di tutte le Chiese luterane, come, ad esempio, è il Pontefice. E’ vero che c’è la Federazione Mondiale delle Chiese evangeliche luterane, ma è, appunto, una federazione in cui si riconoscono tutte le nostre Chiese, non un organismo unico che può parlare a nome di tutti i luterani. Onestamente va però riconosciuto che la Riforma ha contribuito anche al rinnovamento della Chiesa cattolica con lo storico Concilio di Trento. Rinnovamento che poi è stato uno dei punti centrali del Concilio Vaticano II. Da parte della Chiesa Evangelica Luterana non va dimenticato che al secondo articolo del suo Statuto si riconosce l’importanza dei ‘collegamenti ecumenici’, quindi del rapporto e del dialogo che va perseguito e sviluppato tra tutte le confessioni cristiane”.

La Chiesa di Roma con Giovanni Paolo II, prima, e con Benedetto XVI e Francesco, poi, in tante occasioni hanno chiesto perdono per i peccati commessi dai cattolici nel corso della storia. I Luterani hanno fatto altrettanto?
“A Lund, in Svezia non c’è stata nessuna richiesta di reciproco perdono. Ma va ricordato che il perdono fa parte integrante della nostra liturgia. E’ la richiesta di perdono la base unificante delle nostre preghiere. Nel 2010, poi, la Federazione Luterana Mondiale ha chiesto perdono per la strage dei Battisti del ‘500”.

Tra le posizioni più controverse di Martin Lutero l’antisemitismo è stato certamente la “predicazione” più discutibile. La Chiesa luterana farà qualche passo per “rettificare” il pensiero del suo fondatore nei confronti dell’ebraismo? Qualche autorevole voce della gerarchia luterana lo ha già fatto. Ma forse ci vorrebbe un pronunciamento più definitivo e generale. Non crede?
“La questione ebraica sollevata da Martin Lutero è un fatto storico che oggi va, proprio sul piano storico, superata. Ma difficile immaginare che ci possa essere un pronunciamento di una sola autorità luterana universale perché, come ho già detto, nella nostra Chiesa non esiste. Non abbiamo un capo unico. La mia personale posizione, legata alla mia storia di persona tedesca nata in Medio Oriente con una lunga esperienza di volontariato in Israele, è che l’antisemitismo va superato a tutti i livelli con la consapevolezza che Lutero sul rapporto con gli ebrei non fu storicamente infallibile. Ma penso anche che bisogna vigilare sulla nascita di focolai di antisemitismo che purtroppo si stanno sviluppando nel mondo”.

Come Decano della Chiesa Luterana in Italia, come vede i rapporti con il Vaticano e con le altre religioni presenti nel nostro Paese?
“Col Vaticano, e specialmente con Papa Francesco alla luce del suo viaggio in Svezia, i rapporti sono eccellenti. Anche i predecessori dell’attuale pontefice hanno fatto molto. Giovanni Paolo II è stato il primo Pontefice a visitare la nostra Chiesa a Roma. Buoni i rapporti anche con la Cei, la Conferenza episcopale italiana, e con le istituzioni diocesane. Sono i frutti del dialogo interreligioso che va avanti. Vivere la stessa fede in Cristo ci facilita molto. Non la stessa cosa possiamo dire nei rapporti con le altre religioni non cristiane. Ma non bisogna arrendersi”.

Per finire, torniamo al Giubileo della Misericordia. Cosa ha apprezzato di più di questo Anno Santo che Bergoglio ho voluto che fosse celebrato non solo a Roma ma in tutto il mondo, anche in quei paesi, come la Svezia, dove i cattolici sono piccole minoranze?
“L’aspetto che più ho apprezzato come decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia è l’aver constatato che il Papa ha posto concretamente al centro dell’attenzione dei cattolici la Misericordia Divina. Senza insistere troppo sul concetto di indulgenza, su cui non avremmo potuto condividere la finalità nemmeno dal punto di vista spirituale. Ma sulla Misericordia siamo tutti convinti che è la strada su cui tutti i cristiani e qualsiasi uomo e donna di buona volontà possono sentirsi uniti e in grande sintonia. Come luterani non possiamo che esserne felici e riconoscenti”.