Lavoro e famiglia, rette parallele

Che la piramide demografica sia ormai rovesciata è una certezza. La soluzione per ripristinarne il corretto andamento continua a essere un Eldorado. Eppure, la ricetta per risolvere la spinosa questione che pone riflessi degni di preoccupazione in termini non solo demografici, ma anche economici, pensionistici e sociali sembra semplice almeno all’apparenza: incentivare le nascite e quindi, le famiglie, le donne in particolare, ad avere più figli. Con realismo questa soluzione da sola non è sufficiente. Se infatti prendiamo in serie storica il numero dei minori di 14 anni, presenti in Italia dall’anno 2002 all’anno 2013, rispettivamente 8.109.389 e 8.348.338, potremmo essere tratti in inganno poiché in termini assoluti assistiamo ad una crescita di circa 240 mila unita. Se però ci preoccupiamo anche di raffrontare questo dato, con quello inerente il tasso di over 65, ci rendiamo conto che negli stessi anni, questo target di popolazione è cresciuto di quasi 2 milioni di unità, passando da 10.654.649 del 2002, a 12.639.829 del 2013.

Ma parlare di natalità, maternità e genitorialità, non è solo questione di numeri. E’ un tema da affrontare alla luce di molti fattori che incidono sulla scelta di diventare genitori in una società ormai stremata dalla crisi che non solo ha eroso i salari, ma riducendo i servizi a sostegno dell’infanzia, lascia ben poca scelta, soprattutto ai giovani su come programmare il loro futuro. L’incertezza economica e l’instabilità lavorativa incidono negativamente sul desiderio di genitorialità dei giovani, inducendoli a posticipare la nascita dei figli. Questo spiega anche il progressivo innalzamento dell’età delle donne che diventano madri.

Alla luce di questi elementi è necessario inserire un ulteriore fattore che è determinante nella scelta di ampliare la famiglia ovvero, la possibilità di accedere ai servizi dedicati all’infanzia, che come ci mostra un rapporto di Save the Children pubblicato nel 2014, sono ancora ben al di sotto degli obiettivi europei. In Italia infatti nel 2013, con una flessione negativa di 0.5% rispetto all’anno 2012, solo il 13% (contro il 33% definito negli obiettivi europei) dei bambini nella fasce di età 0-3 anni (2.171.465) ha avuto accesso ai nidi comunicali, con evidenti disparità tra il nord e il sud Italia dove persiste un forte squilibrio nell’offerta dei servizi, come dimostra ad esempio il dato inerente la Calabria che chiude la classifica italiana con 2.5%.

Un quadro drammatico dunque reso ancor più aspro alla luce di quel numero ormai noto a tutti, quel tasso di occupazione femminile fermo da anni al 46.5% che ci induce a riflettere che le donne che non lavorano non fanno figli. Una certezza, purtroppo triste, di come il binomio famiglia e lavoro vadano di pari passo e quindi al crescere dell’uno crescerà anche l’altro, ma soprattutto tornerà a crescere il sistema Paese. La Cisl sostiene da sempre che valorizzare la donna e il lavoro delle donne conviene perché più donne al lavoro significa determinare condizioni di sviluppo e di crescita: + Pil e + famiglia perché “la donna che non lavora non fa figli”.

Nel nostro Paese l’accesso delle donne nel mondo del lavoro è ancora al di sotto del livello medio europeo e, allo stesso tempo, si evidenzia un indice di fertilità tra i più bassi in Europa. L’occupazione femminile per donne senza figli in Italia è pari al 68,8% contro una media europea del 75,8%, la Germania sfiora l’82% e la Finlandia registra 83,2%. La situazione precipita per le lavoratrici madri 54.3% contro una media UE del 71%. Percentuale che scende ancora al 35.9% se i figli sono due e, crolla al 31.3% dopo la nascita del terzo figlio. In breve, due donne su tre si trovano a rinunciare al lavoro. Come Cisl siamo convinti che sia ormai urgente invertire la rotta, ripristinare quel circuito virtuoso che produrrebbe effetti benefici in diversi ambiti, personali, lavorativi, produttivi, economici, sociali e pensionistici. In questo senso come Donne della Cisl stiamo seguendo con attenzione l’ulteriore sperimentazione dei voucher per la genitorialità che dovrebbe essere prossima, come anche l’iter legislativo del “Jobs Act” e della Legge di Stabilità, dove sono contenute alcune misure di sostegno alla famiglia e alla maternità che, tra luci e ombre, frutto di diversi emendamenti, mirano al tempo stesso ad agevolare l’occupazione in generale, quella giovanile e femminile in particolare.

Liliana Ocmin
Responsabile Coordinamento Nazionale Donne Cisl