L’ASSE DEL TERRORE
ECCO PERCHE’ BOKO HARAM
SI INCHINA ALL’ISIS

Le atrocità dell’Isis sono diventate un catalizzatore per tutti quei gruppi che si richiamano al jihad. Una sorta di protezione e di giustificazione per i propri crimini. Perché di questo si tratta: di azioni assassine che nulla hanno a che vedere con la liberazione dei popoli e tanto meno con l’Islam.

Ultimo in ordine di tempo a pronunciare il bayat – giuramento di fedeltà – al Califfato di Iraq e Siria è Boko Haram. Il leader del gruppo Abubakar Shekau ha diffuso un video con il quale sancisce la sua fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi e sottolinea che gli rimarrà fedele anche nei momenti peggiori. Un colpo grosso, per l’Isis. Già a luglio in un video il leader del gruppo, distintosi per le sue operazioni sanguinarie, Abubakar Shekau, si rivolse ad al Baghdadi chiamandolo “fratello”. Ma nello stesso filmato Boko Haram chiamava a raccolta anche il leader di Al Qaeda Ayman al Zawahri e il Mullah Omar “amir” dei talebani.

boko haramOggi questa scelta sa di propaganda, se non addirittura di ultima spiaggia, nel tentativo di trovare aiuti dopo che le forze militari di quattro Paesi africani stanno infliggendo duri colpi all’organizzazione jihadista nigeriana; unirsi al Califfato nero è un modo per creare scompiglio tra i nemici. Boko Haram, dopo essere stato cacciato, grazie all’offensiva degli eserciti di Camerun, Ciad, Niger e Benin dai territori che aveva conquistato seminando stragi e distruzione, nel trovare rifugio nelle foreste cerca così di saldare una grande alleanza con il nuovo simbolo del jihad globale.

E non è il primo a giurare fedeltà al nuovo Califfo. Boko Haram è stato preceduto da gruppi meno numerosi ma altrettanto pericolosi. A settembre dello scorso è stata la Brigata Okba Ibn Nafaa, gruppo legato ad al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) e attivo in Tunisia. “I fratelli mujaheddin della Brigata Okba Ibn Nafaa dalla Tunisia supportano, approvano e sostengono con forza il califfato dello Stato islamico”, recita una dichiarazione del gruppo pubblicata su Facebook. Poco prima erano stati i militanti di Jund al-Khilafah (Soldati del Califfato), autori del sequestro del cittadino francese Herve Pierre Gourdelle in Cabilia, a est di Algeri, a fuoriuscire da al-Qaeda nel Maghreb islamico e abbracciare la causa dell’Isis. A guidare Jund al-Khilafa è Abdelmalek Gouri, noto anche con il nome di battaglia di Abu Khaled Suleiman. E’ stato lui, un tempo tra i leader di Aqmi, ad annunciare la scorsa settimana l’uscita da al Qaeda e il giuramento di fedeltà all’Isis.talebani_web--400x300

Il 2 settembre scorso, invece, sono stati gli insorti afghani di Hezb-e-Islami, alleati dei Talebani, ad annunciare di essere interessati a unire le loro forze a quelle dell’Isis. Hezb-e-Islami è un gruppo noto per la ferocia dei suoi attacchi, che spesso ha anche oscurato i più noti alleati Talebani. Nel vicino Pakistan, sono stati i militanti del Tehreek-e-Kalifefat (TeK) (Il Movimento del Califfato) ad vvicinarsi all’Isis. Alleati di al Qaeda e dei Talebani, hanno di recente issato la bandiera dello Stato islamico in un’area sul confine tra Afghanistan e Pakistan. A questo gruppo è attribuita la strage di studenti pakistani. L’appeal del califfo Al Baghdadi è poi arrivato fino all’Asia centrale, dove il gruppo Sabiri’s Jamaat, di cui fanno parte soprattutto uzbeki, tajiki e russi del Caucaso, gli ha giurato fedeltà prima dell’estate. Il gruppo è guidato da Khalid ad-Dagestani, jihadiata della Repubblica del Daghestan, nella Federazione russa, e molti dei suoi militanti già combattono in Siria.

La caratteristica che lega tutti questi gruppi all’Isis è proprio la brutalità delle loro azioni. Una specificità che, sembra assurdo, li differenzia da Al Qaedacopti la quale, pur portando a compimento attentati devastanti contro vittime innocenti, non ha mai fatto sfoggio delle atrocità compiute. Altra differenza sostanziale che vede accrescere l’appeal dell’Isis è la struttura: più semplice, non clandestina e sostanzialmente organizzata come uno Stato.

Al Qaeda mirava a costruire il Califfato ma in tempi lunghi e cercando il consenso di tutta la Sunna, il mondo islamico. L’Isis ha conquistato un territorio e ne ha fatto una nazione attirando così molti giovani non integrati nelle società occidentali. Al Qaeda richiedeva una preparazione militare e religiosa che l’Isis non richiede; si finanziava principalmente con le donazioni e qualche rapimento, mentre il Califfato contrabbanda petrolio, reperti archeologici, sfrutta la tratta di essere umani e i suoi affiliati in Africa gestiscono le rotte della droga.

Al Baghdadi sfrutta al massimo i social network, Osama bin Laden, come emerge da alcuni suoi scritti trovati ad Abbottabad, diffidava dei forum e dei social network. Il loro uso è, invece, alla base del successo del massiccio reclutamento dell’Isis tra i giovani europei e americani. Ma Al Qaeda pur avendo perso seguito resta un simbolo del jihadismo globale per aver portato l’attacco al cuore degli Stati Uniti nel ”Manhattan raid” dell’11 settembre 2001.