L’America in attesa del rapporto sulle torture della Cia

È prevista per oggi la pubblicazione di un rapporto pubblico sulle tecniche di interrogatorio usate dalla Cia dopo l’11 settembre 2001. Nonostante l’iniziativa sia stata accolta con parere positivo da molti, quello che in realtà più si teme, è che la relazione possa scatenare “sentimenti antiamericani”. “Abbiamo indicazioni secondo cui la pubblicazione del rapporto potrebbe condurre a elevati rischi per le strutture americane e per gli americani nel mondo”, riferisce Josh Earnest portavoce della Casa Bianca. Per questo, a scopo preventivo, il Dipartimento di Stato ha rafforzato le misure di sicurezza nelle ambasciate e nelle postazioni militari Usa sparse nel mondo.

A divulgare il documento sarà la Commissione di Intelligence del Senato degli Stati Uniti. Il rapporto sarà composto da circa 480 pagine e si prevede che conterrà molte informazioni sulle torture usate nelle prigioni segrete in Europa e in Asia. Secondo le prime indiscrezioni, sembra che il documento affermi che la Cia occultò alla Casa Bianca la natura, l’ampiezza e i risultati delle brutali tecniche usate. Ma si tratta solo di un estratto. Infatti il rapporto originale sarebbe composto da circa 6200 pagine, la maggior parte delle quali rimarranno ancora segretate, nelle quali vengono illustrati i cosiddetti “enhanced interrogation techniques”, ossia le tecniche di interrogatorio “incrementate”.

Il waterboarding (l’annegamento simulato), la privazione del sonno, minacce di violenza sessuale con trapani elettrici e manici di scopa, sarebbero alcuni tipi di torture riportate nel report che ha richiesto sei anni di lavoro d’indagine su oltre sei milioni di pagine di documenti forniti dall’Intelligence e dal Pentagono ed è costato quaranta milioni di dollari. Praticamente il rapporto del Senato americano fornisce una ricostruzione dettagliata del programma della Cia “Rendition, Detention and Interrogation”, autorizzato dall’ex presidente George W. Bush dopo l’attacco alle Torri Gemelle.

Lo stesso Bush aveva ordinato la sospensione di alcune delle tecniche di tortura più atroci, ma difende anche la sua scelta: “Siamo fortunati ad avere uomini e donne che lavorano duro alla Cia per nostro conto. Sono patrioti, e qualsiasi cosa dica il rapporto, se ne minimizza il contributo al nostro paese è di gran lunga fuori strada”. “Credo che sia un mucchio di sciocchezze, il programma era autorizzato, la Cia non voleva procedere senza autorizzazione e ci fu anzi una supervisione del programma da parte del dipartimento di giustizia”, ha dichiarato Dick Cheney, vice di Bush e vero ideatore del programma, il quale ha inoltre negato che gli agenti della Cia superarono i “limiti” che gli erano stati imposti.