La riunificazione delle due Coree potrebbe costare 500 miliardi di dollari

La riunificazione della penisola coreana “potrebbe costare circa 500 miliardi di dollari”: è quando emerge dal Rapporto pubblicato dalla Commissione per i servizi finanziari della Corea del Sud, che ritiene il ritorno all’unità “una speranza per ora senza basi”. Secondo il report sarebbe però impossibile fare calcoli esatti “perché il Nord ha steso un velo nero sullo stato della sua economia”.

Secondo i calcoli approssimativi del gruppo, l’economia del Sud è 43 volte più grande di quella del Nord: Park Geun-hye, Presidente di Seoul, ha spiegato più volte che la riunificazione sarebbe di grande beneficio per l’economia nazionale, dato che si potrebbero combinare capitale e tecnologia sudcoreane con la forza-lavoro e le risorse naturali del Nord. Una corrente di pensiero avversata da una buona parte di osservatori internazionali e persino dalla Chiesa cattolica: il rischio, spiegano, è che i nordcoreani finiscano per diventare “moderni schiavi” nelle industrie del Sud, sottopagati ed emarginati dalla società.

Shin Je-yoon, capo della Commissione, ha presentato i risultati dello studio definendosi “imbarazzato” per la “poca credibilità” sui cui poggiano i calcoli del rapporto: utilizzando una foto che ritrae una porzione di mare aperto, ha accostato i dati sull’economia nordcoreana all’idea di navigare “senza sapere dove si va”. Je-yoon ha sottolineato: “Non abbiamo dati attendibili sulla situazione finanziaria o economica della Corea del Nord. Abbiamo per tanto tempo parlato del nostro desiderio di unità, ma non c’è nessun piano serio per far divenire questo desiderio una realtà”. Fino a che la situazione rimane invariata, ha aggiunto l’economista, abbattere le frontiere “potrebbe creare uno choc economico simile al collasso di Lehman Brothers”.