La Polonia chiude il caso Polanski: la Corte suprema nega definitivamente l’estradizione

La Corte suprema della Polonia ha definitivamente negato la richiesta di estradizione di Roman Polanski verso gli Stati Uniti, dove è accusato di stupro di una minorenne. E’ stata così confermata la decisione della Procura di Cracovia che lo scorso 30 ottobre aveva rifiutato la richiesta presentata dagli Usa. Il regista polacco, naturalizzato francese, è accusato di aver violentato nel 1977 a Los Angeles la modella Samantha Geimer, all’epoca dei fatti poco più che tredicenne. Il premio Oscar per “Il Pianista, ricercato negli Usa da oltre 40 anni, rischierebbe due anni di carcere qualora tornasse entro i confini statunitensi.

Nel 1977 il Tribunale di Los Angeles ha accusato Polanski di sei capi di imputazione, tra cui perversione e sodomia. Grazie al patteggiamento concordato tra gli avvocati delle parti – in parte per non esporre la vittima, ancora minorenne ad un caso mediatico – l’accusa viene ridotta al solo reato di rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, del quale il regista si dichiara colpevole. Dopo soli 42 giorni su 90 di prigionia nel reparto psichiatrico del carcere di massima sicurezza di Chino, Polanski viene rilasciato anticipatamente con una valutazione che consiglia una pena detentiva con la condizionale, quindi senza più detenzione. Quando appare chiaro che il giudice non avrebbe accolto la proposta, il regista fugge prima a Londra e poi a Parigi per evitare l’estradizione da parte del Regno Unito.

Nel 2005 Polanski viene iscritto nella Red Notice – la lista rossa – delle persone ricercate dall’Interpol. Verrà arrestato il 26 settembre del 2009 all’aeroporto di Zurigo. dopo due mesi di reclusione, dopo un ricorso, la detenzione viene commutata in arresto domiciliare con una cauzione. Nel frattempo, gli Stati Uniti fanno preventivamente richiesta formale di estradizione  che viene negata dalle autorità elvetiche il 12 luglio, in considerazione di un vizio di forma. Il 30 ottobre 2015 è la Polonia a rispondere negativamente agli Stati Uniti: la Corte di Cracovia ritiene che il regista abbia già ammesso le sue colpe e scontato la pena e, inoltre, sostiene che in California non riceverebbe un trattamento giusto e una reclusione umana.