LA MUSICA SOPRAVVISSUTA AD AUSCHWITZ

Non tutto è stato distrutto ad Auschwitz e dintorni. C’è “qualcosa” che è sopravvissuta nei campi di sterminio nazisti, malgrado la furia omicida delle SS, le camere a gas, le persecuzioni, le atrocità che portarono allo sterminio di circa 6 milioni di ebrei innocenti. Un “qualcosa” uscita miracolosamente dall’oblio e che – dopo oltre 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale – ora si appresta a vivere una nuova vita fatta di insegnamenti, moniti, ricordi per le nuove e vecchie generazioni.

E’ la musica – classica, sinfonica, lirica, jazz, leggera – composta quasi tutta clandestinamente da un manipolo di irriducibili musicisti internati che, prima di scomparire nei lager tra atroci sofferenze, ebbero la forza di dare vita a sinfonie struggenti di rara bellezza, spartiti, arie, opere, componimenti classici e leggeri che a ragione “ fanno parte del patrimonio musicale del Novecento pur essendo ancora quasi del tutto sconosciute dal grande pubblico”, afferma il professor Francesco Lotoro, pianista, docente del Conservatorio “U. Giordano di Foggia”, esponente della Comunità Ebraica di Trani,una vita dedicata al recupero delle musiche nei campi nazisti.

Per la prima volta una parte (piccola ma significativa) delle note che videro la luce nel buio dei lager di concentramento nazisti – a partire da Auschwitz, ma anche di tanti altri analoghi luoghi di internamento sparsi in Europa e nei vari teatri di guerra della seconda guerra mondiale -, lo scorso anno furono presentate all’Auditorium Parco della Musica di Roma in un concerto diretto dal maestro Lotoro e che vide la partecipazione, tra gli altri, della grande Ute Lempert, in occasione del settantesimo anniversario della liberazione del campo polacco da parte delle truppe sovietiche.

Ma c’è di più. Il grande lavoro di ricerca di Francesco Lotoro fatta in tutti i campi di concentramento d’Europa – Italia compresa -, che ha portato al salvataggio di oltre 5 mila spartiti per un totale di centinaia e centinaia di composizioni di musiche sinfoniche, classiche, jazz, sinfonie sacre, musical, troverà finalmente una sede ufficiale nella Cittadella della Musica Concentrazionaria che sarà edificata nell’area dell’ex Distilleria di Barletta. Circa 8 mila metri quadrati destinati a diventare campus universitario e, nello stesso momento, centro di ricerca e di studio per giovani musicisti e storici che vogliono conoscere a fondo uno degli aspetti più tragici ed affascinanti della vita degli internati nei campi di concentramento, in gran parte ebrei, ma anche nomadi, dissidenti al nazismo, omosessuali, oppositori al regime. E vale a dire, le opere che musicisti “candidati” alle camere a gas – compositori, docenti di conservatorio, autori di pagine classiche e contemporanee – componevano prima di essere trucidati. Pezzi destinati all’oblio e alla distruzione, ma che la tenacia e l’abnegazione del maestro Lotoro hanno riportato alla ribalta dopo oltre 30 anni di ricerca svolta in tutta Europa presso i musicisti sopravvissuti all’Olocausto e i loro familiari, ma anche ex prigionieri internati in Giappone e nell’ex Urss.

Un lavoro fatto con indescrivibile passione, anche a costo di non pochi sacrifici personali, che ora sarà accolto nella Cittadella della Musica che la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria – costituita nel 2014 a Barletta in via V. Marone 38/C e presieduta dallo stesso Lotoro – con l’appoggio del Comune, della Regione e del Governo e l’aiuto di sponsor pubblici e privati (Fondazioni bancarie, istituzioni culturali…). Il progetto – redatto dall’architetto Nicolangelo Dibitonto – è stato approvato dall’amministrazione comunale barlettana nei giorni scorsi. “L’avvio del cantiere con relativa cerimonia della messa a dimora della prima pietra – annuncia il professor Lotoro – è previsto per la prossima primavera. Stando alle previsione dei tecnici, la Cittadella sarà aperta per il 2020. Dopo l’approvazione del progetto, le autorità competenti hanno dato vita alle prime verifiche di fattibilità del terreno. E per marzo i lavori dovrebbero iniziare. Nel frattempo istituzioni pubbliche e private stanno rispondendo positivamente all’iniziativa con un entusiasmo che ci fa ben sperare per il futuro, che vedrà la città di Barletta centro mondiale e cuore pulsante di una realtà, la Cittadella, che avrà il merito di salvaguardare le musiche nate nei campi di concentramento e di essere, nello stesso tempo, punto di riferimento per quanti, giovani, meno giovani, semplici appassionati, vorranno studiare queste musiche, o solo venirne a conoscenza”.

I testi e le musiche salvate da Lotoro – autore tra l’altro anche della monumentale enciclopedia Tesaurus Musicae Concentrationariae – furono composte durante i mesi di internamento da autori “costretti dai loro aguzzini ad esibirsi per intrattenere i gerarchi nazisti, e a comporre musiche originali, molte delle quali furono tenute nascoste. Un patrimonio musicale di grande significato artistico ed umano che solo ora può vedere la luce”, racconta Lotoro.

Dalle ricerche è emerso, tra l’altro, che i musicisti internati nei lager nazisti furono oltre 1600 e che le partiture composte furono oltre 4 mila, “solo il 10 per cento delle quali totalmente recuperate, circa 500 composizioni”. Vale a dire una comunità internazionale di autori, in gran parte ebrei, ma anche di altre nazionalità, che nei lager, oltre a comporre, organizzarono decine formazioni musicali, sia maschili che femminili, come a Birchenau, come ad Auschwitz dove si esibivano ben sei gruppi, tra cui anche un complesso jazz.

La formazione più nota è forse quella che appare nella storica gigantografia esposta all’ingresso di Auschwitz, dove i musicisti su ordine degli aguzzini nazisti erano costretti a suonare tutti i giorni per dar vita ad un finto clima di serena accoglienza. “Quegli stessi musicisti che, insieme a tanti altri sfortunati colleghi – rammenta Lotoro – composero musiche struggenti che l’atrocità nazista non riuscì a distruggere e che oggi contribuiscono a ricordarci, con la forza della musica, uno dei momenti più bui della nostra storia”.
La Cittadella sarà costituita da cinque poli (Campus delle Scienze Musicali, Bibliomediateca Musicale, Museo dell’Arte Rigenerata, Teatro Nuovi Cantieri, Libreria internazionale del Novecento) in lotti contigui e separati; sezioni di alcuni poli saranno collegati tra i lotti (Parco del Campus e Nuovi Cantieri Open). Spazi di studio e di intrattenimento saranno ricavati anche nella parte sotterranea dell’ex Distilleria.