La medicina diventa hi-tech, ecco il micro-chip che ripara le ferite

Nell’epoca del progresso tecnologico, anche la medicina diventa 2.0, tanto da inventare un micro-cip in grado di riparare le ferite e ringiovanire le cellule invecchiate, restituendo loro la funzionalità perduta a causa degli anni che passano. Questo nano-chip, messo a punto negli Stati Uniti, nasce presso l’Università dell’Ohio che descrive nella rivista Nature Nanotechnology, i risultati della ricerca. I test effettuati su maiali e topi sono incoraggiati: il 98% di essi è riuscito e gli studiosi ritengono di poter passare alla sperimentazione sull’uomo a partire già dal prossimo anno.

Curare le ferite

Come osserva Chandan Sen, direttore del Centro di Medicina rigenerativa dell’università dell’Ohio, coautore della ricerca con l’ingegnere bio-molecolare James Lee, “Utilizzando la nostra nuova tecnologia basata su nano-chip è possibile ripristinare la funzionalità di organi lesionati o inefficienti”. Poi aggiunge: “Abbiamo dimostrato che la pelle è un terreno fertile nel quale coltivare elementi di qualsiasi organo“. E i test perfettamente riusciti sugli animali lo dimostrano. Le cellule della pelle di questi animali sono state trasferite nella zona su cui intervenire e quindi modificate con il chip.

Nanotransfezione

Il chip rilascia un piccolo impulso elettrico, tollerabile dall’organismo, sostituendo le cellule “malate” in cellule “sane”. Ad esempio, induce i vasi sanguigni a rigenerarsi e nell’arco di circa due settimane i canali inefficienti, che non riuscivano ad assicurare il flusso sanguigno corretto, sono sostituiti da nuove vene e/o arterie. Le cellule della pelle trasformate in cellule nervose sono state invece iniettate nel cervello di un topo colpito da un ictus. Battezzata Nanotransfezione di tessuti (Tnt), la tecnica richiede meno di un secondo, ma soprattutto non è invasiva: il chip, infatti, trasmette le sue informazioni alle cellule della pelle con un semplice tocco) senza che sia necessario impiantarlo. Ogni nanochip ha un suo carico “personalizzato” relativo alle diverse istruzioni necessarie per ottenere le cellule volute. “E’ solo l’inizio – conclude Lee – e il bello deve ancora arrivare”. A partire dal 2018, partirà la sperimentazione sull’uomo.