La Banca Mondiale tende la mano al Burundi

Il consiglio esecutivo della Banca mondiale, accogliendo la richiesta del governo del Burundi per attuare la “Strategia nazionale per la riduzione della povertà”, ha istituito un fondo della somma di 25 milioni di dollari che rappresenta un investimento sui settori chiave dell’economia locale dello Stato del Burundi, “Il finanziamento incentivera’ lo sviluppo del settore privato, fondamentale per la trasformazione strutturale dell’economia del Burundi, attraverso delle riforme nel settore del caffe’ e in quello minerario. Esso mira inoltre a garantire che i proventi derivanti dall’estrazione delle risorse naturali siano redistribuiti ai piu’ poveri”, ha dichiarato Rachidi R. Radji, country manager della Banca mondiale per il Burundi.

Dovrà essere quindi uno slancio per migliorare la varietà di mercato e quindi la concorrenza, aumentare posti di lavoro e condurre ad una gestione del bilancio  consapevole e trasparente in favore delle fasce più povere. Il lavoro non mancherà dal momento che questo paese deve rimettere in piedi anche le infrastrutture, i servizi, i trasporti, le utenze principali finora presenti solo nei ristretti centri urbani.

Il Burundi, Urundi fino al 1962, è uno Stato con una lunga e sofferta storia. Rispetto al confinante stato del Ruanda, ha reagito con scontri al colonialismo tedesco e come il Ruanda si è trovato sconfinato in una lingua di terra casualmente assegnatagli nel 1885 dalla Confernza di Berlino. Negli ultimi anni la guerra civile tra tutsi ( abitanti del Burundi) e hutu (popolazione del Ruanda) hanno messo in ginocchio entrambi lasciando cicatrici indelebili. Ma arriva un vento di speranza portato dalla Banca mondiale e da Ida (Agenzia Internazionale per lo sviluppo) che mira a ridurre i paesi poveri aiutandoli a sfruttare le proprie risorse.