INQUINAMENTO, LA POLONIA STA PEGGIO DELLA CINA

smart

L’inquinamento – un fenomeno esclusivamente provocato dall’uomo, ricordiamolo anche se è un dato ovvio – sta soffocando il nostro pianeta, nemmeno troppo lentamente. Dalle cronache internazionali rimbalza la situazione della Cina, come esempio negativo. Le immagini delle persone che camminano con la mascherina, qualcuno addirittura con l’ossigeno, i divieti di usare persino i barbecue ci hanno fatto riflettere. Ma sono pensieri astratti, la Cina è lontana e noi tutto sommato viviamo nella verde Europa

Non è così. Innanzitutto perché non è vero che sia la Cina il Paese più inquinato al mondo, e poi perché il Vecchio Continente soffre dello stesso male. Addirittura con punte – come accaduto alla Polonia – superiori alla tanto vituperata Cina. E l’Italia, in questa classifica, non se la passa poi benissimo.

I dati

Ma procediamo con ordine. Ci sono ben undici città indiane nella top 20 delle città più inquinate del mondo stilata sulla base dei rilevamenti delle Pm2,5 nel database dell’Oms. La “tigre asiatica” ha superato persino la Cina per l’inquinamento da polveri sottili anche se va detto che la città più inquinata del mondo è Zabol, in Iran.

Il primato iraniano è dovuto alla scarsità delle piogge e al clima secco che favoriscono la sospensione delle polveri sottili nell’aria. Lo afferma L’Organizzazione mondiale della Sanità che, come ogni hanno, ha stilato il report globale.

Top 10

Dunque la Cina non è il “Calimero” del mondo. Ecco la top ten che chiarisce le posizioni in base alle concentrazioni di PM2,5: 1° Zabol (Iran) 217, 2° Gwalior (India) 176, 3° Allahabad (India) 170, 4° Riyadh (Arabia Saudita) 156, 5° Al Jubail (Arabia Saudita) 152, 6° Patna (India) 149, 7° Raipur (India) 144. 8° Barmenda (Camerun) 132, 9° Xingtai (Cina) 128, 10° Baoding (Cina) 126.

L’Europa

Ma il report dell’Oms relativo al 2016 ha stilato anche una classifica delle 50 città dell’Unione Europea più inquinate. Di queste, 33 sono polacche, 9 bulgare e 5 ceche. Nella graduatoria dei centri più inquinati si trovano anche tre comuni italiani: Soresina, Settimo Torinese e Brescia.

A guidare la classifica sono le città polacche di Zwiec e Pszczyna, seguite dalla bulgara Dimitrovgrad. In Polonia sono situate anche altre 31 città fra le più inquinate, con Cracovia, il secondo centro urbano del Paese, all’undicesimo posto. La situazione in Polonia è così grave che nella città di Skala l’inquinamento nel mese di dicembre ha superato i livelli di Pechino: 979 microgrammi di particolato per metro cubo d’aria, contro i 737 della capitale cinese.

Inutile sottolineare che la Polonia sta violando la direttiva europea “Clean Air for Europe” in 46 aree sottoposte a monitoraggio, tra cui la capitale Varsavia, a cui è stata inflitta una multa da 900mila euro. Ma – a dispetto di quanto si potrebbe pensare – non sono le automobili a creare il problema, bensì il carbone. La causa dello smog che spesso avvolge città come Cracovia o Katowice, infatti, è proprio la generazione di elettricità, il riscaldamento delle case e l’alimentazione dell’industria tramite carbone; il settore, però, dà lavoro a 120mila persone nel settore, e non è facile pensare di chiuderlo.

Carbone

Più di 100mila polacchi sono infatti impiegati nelle diverse fasi di estrazione e lavorazione del carbone e i richiami dell’Unione Europea a diminuire l’utilizzo di questa risorsa non sembrano sortire effetti. Anzi, come riporta il Financial Times, il partito conservatore al Governo, “Legge e Giustizia” ha inserito nel suo programma un piano di protezione dell’industria del carbone che gli ha garantito l’appoggio dei minatori e ha emanato una legge penalizzante per chi investe in energia eolica.

L’Italia

Dicevamo dell’Italia. I tre centri italiani del Torinese sono gli unici dell’Europa occidentale in classifica, visto che tutte le altre città più inquinate si trovano in Polonia, Bulgaria o Repubblica Ceca. Ma pensare all’inquinamento come a compartimenti stagni sarebbe folle: le polveri disperse nell’aria vengono trasportate in quota per poi aggredire nuovi territori. Il problema è globale, fortemente denunciato nell’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco. Sarà il caso di prenderne davvero atto…