INNAMORATO DELLA DEMOCRAZIA

Era accaduto solo per De Nicola e Cossiga. In poco più di tre ore Carlo Azeglio Ciampi arrivò alla Presidenza della Repubblica, con il consenso di maggioranza e opposizione, all’epoca rappresentata da D’Alena e Berlusconi. Era il 1999 e il metodo usato per quella elezione era il segno tangibile di quanto l’uomo fosse stimato. E di come la sua preparazione in economia e finanza fosse indispensabile per un’Italia che usciva da una fase di difficile transizione istituzionale ed economica; Il referendum elettorale e la congiuntura sfavorevole caratterizzata da un rallentamento della crescita economica erano temi che conosceva bene, avendoli gestiti da capo del governo, incarico preso a seguire rispetto a quello di Governatore della Banca d’Italia. È stato il primo Presidente del Consiglio e primo Capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica, inaugurando quel ricorso ai “tecnici” nel quale la politica per anni si è rifugiata; fu proprio questa sua “neutralità”, oltre ovviamente alla caratura umana e professionale, a consentirgli il rapido viaggio verso il Quirinale.

Lo statista

Durante il governatorato di Ciampi, l’Italia entrò nello Sme, una mossa che anticipava l’adesione a Maastricht e dunque all’euro, che alcuni oggi criticano fortemente. Come presidente del Consiglio prima e come ministro del Tesoro poi, Ciampi impresse una spinta risanatrice alle finanze di uno Stato sull’orlo della bancarotta, con la riduzione del debito pubblico, coronando la sua impresa con il raggiungimento di un traguardo ritenuto allora impossibile dalla maggior parte degli osservatori internazionali: l’aggancio dell’Italia all’euro.

L’attacco

Questo suo impegno europeista e i suoi rapporti con l’alta finanza subiscono da alcuni fortissime critiche, e in questa dicotomia c’è forse lo scollamento dell’Italia di oggi, che a fronte di uno stuolo di memorie positive, registra però anche il leader del maggiore partito di opposizione, Matteo Salvini, definirlo addirittura “traditore”: “Politicamente parlando Ciampi è uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, come Napolitano, Prodi e Monti – ha spiegato il leader leghista -. Si porta sulla coscienza il disastro sulle spalle di 50 milioni di italiani”.

Le reazioni

Inutile dire che questa posizione ha provocato una serie di reazioni durissime, sintetizzate dalle parole del presidente del Senato, Grasso, che bolla il leghista come “sciacallo”: “Ciampi – ha detto – è stato un grande statista, un grande uomo politico, un grande uomo. Quindi strumentalizzare la sua morte, anche se a livello politico, non può non considerarsi un’azione da sciacallo”. Anche dall’Europa arrivano parole di stima: per il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, “una vita al servizio, silenzioso e altruista, di Italia ed Europa. Stile, pensieri, valori di Carlo Azeglio Ciampi sono eredità da difendere“.

Innamorato della democrazia

Ciampi è stato ricordato al plenum del Csm. Il Vice Presidente del Csm Giovanni Legnini ha sottolineato come “da Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura fu costantemente garante dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario da ogni altro potere e della dignità dei singoli magistrati e della loro funzione – ha detto Legnini -. Lavorò con forza per superare le contrapposizioni tra politica e magistratura, ritenendo che le tensioni non si addicessero ai temi della giustizia e richiamando ciascuno dei poteri al rigore nel difendere il campo proprio e nel rispettare quello altrui.  Un grande Capo dello Stato, innamorato delle istituzioni repubblicane e della democrazia”.

Le parole del Papa

Il Papa ha inviato un telegramma alla signora Franca: “Carlo Azeglio Ciampi – c’è scritto – ricoprì le pubbliche responsabilità con signorile discrezione e forte senso dello Stato. Nel ricordare la sincera amicizia che legava questo illustre uomo delle istituzioni a San Giovanni Paolo secondo, elevo fervide preghiere di suffragio invocando dal Signore per la sua anima la pace eterna. Con tali sentimenti invio a lei e ai congiunti la benedizione apostolica”, ha concluso Francesco.

Uomo d’altri tempi

E proprio la discrezione sottolineata dal Pontefice è la “cifra” distintiva dell’uomo Ciampi. Lo sottolinea anche Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli: “Con la scomparsa del Presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, l’Italia perde un uomo di specchiata etica pubblica. Un europeista convinto, ma soprattutto un uomo di grande sobrietà”. Un uomo d’altri tempi, e con la sua morte se ne va non solo una grande Presidente, ma forse un pezzo di Italia, sobria, rigorosa, concreta e preparata, che oggi non esiste più.