IL VACCINO DELLA SPERANZA

Tra le tante differenze che esistono tra Occidente e Terzo Mondo ce n’è una paradossale, quello che gli esperti chiamano “gap di immunizzazione” ossia la mancanza di medicine e la differenza enorme di costi per una stessa dose di vaccino, che per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo è un vero proprio schiaffo al sacrosanto diritto alla salute.

Secondo un rapporto del 2015 di Medici Senza Frontiere vaccinare un bambino africano costa 68 volte di più rispetto alla stessa profilassi per un bambino europeo. Un divario ingiustificabile, che, inspiegabilmente, va a colpire chi avrebbe più bisogno di una copertura efficace contro malattie terribili e mortali.

Sono proprio la carenza di dosi, di presidi medici e gli alti costi dei medicinali a minacciare l’Angola e la Repubblica Democratica del Congo, due Paesi dove da dicembre si sta diffondendo una grave e incontrollabile epidemia di febbre gialla, malattia trasmessa dalle zanzare e che uccide tra il 15% e il 50% dei casi infetti. Una vera e propria emergenza sanitaria che, se non fermata in tempo, rischia non soltanto di uccidere milioni di africani, ma di diventare di portata mondiale, trasformandosi velocemente in una pandemia.

Così, per far fronte a tutto questo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di intraprendere una delle più importanti campagne di vaccinazione mai viste: l’obiettivo è vaccinare 14 milioni di persone di persone, in più di 8 mila luoghi diversi da raggiungere , impiegando 41 mila operatori tra medici e infermieri. Si tratta di un obiettivo quasi impossibile, ancor più difficile da raggiungere date le difficoltà logistiche e le gravi carenze esistenti.

In Congo, infatti, non mancano solo le dosi di vaccino, ma anche le siringhe per somministrarle alla popolazione. E’una situazione assurda, che rischia di mandare all’aria gli sforzi degli operatori che già si trovano a lavorare in condizioni a dir poco sfavorevoli. Inoltre, a preoccupare gli operatori c’è anche la cosiddetta “catena del freddo”, un protocollo che prevede che le dosi di vaccino siano sempre mantenute a una temperatura costante e fredda. Per fare questo, le equipe che lavoreranno alla campagna dovranno rinnovare ben 4 mila pacchetti di ghiaccio e contenitori refrigeranti al giorno in diverse località dei Paesi coinvolti.

Quello che spaventa di più gli esperti, però, è l’insufficienza delle dosi mondiali di vaccino: “proteggere più persone possibile è il cuore della strategia – sottolinea il coordinatore per l’Oms della campagna di vaccinazione, William Perea – . E con una scorta limitata dobbiamo usare questi vaccini con molta attenzione”. Per ottenere una lotto di vaccino, infatti, servono circa sei mesi e attualmente al mondo esistono solo 7 milioni di dosi, una quantità insufficiente per coprire questa epidemia garantendo al tempo stesso una riserva “di sicurezza” per tutti gli altri casi che si possono verificare nel mondo.

Così, proprio per ovviare a questo problema, verrà usata una dose “diminuita”, pari a un quinto di quella normale, un quantità che – assicurano gli esperti – garantisce comunque protezione per almeno un anno. Una scelta che da una parte è dettata dalla volontà di non esaurire del tutto le scorte esistenti, dall’altra dalla necessità di arginare l’avanzata dell’epidemia il più velocemente possibile.

A preoccupare gli operatori, inoltre, è l’aggressività della malattia: secondo l’Oms, dall’inizio dell’epidemia, la febbre gialla avrebbe già ucciso circa 500 persone e messo in ginocchio decine di villaggi al confine tra Angola e Repubblica Democratica del Congo. Per gli esperti, quindi, la vaccinazione resta l’unica arma in grado di debellare il morbo una volta per tutte.

Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità non sarà sola nell’attuazione di una così importante campagna di vaccinazione. A combattere al suo fianco ci saranno, infatti, ben 56 partner, da Save the Children alla Croce rossa, dai Centers for Disease Control americani a Medici senza frontiere. “Considerando la disponibilità di un vaccino sicuro ed efficace – spiega Axelle Ronsse, coordinatore di Medici Senza Frontiere – questa campagna è un passo fondamentale per contenere la diffusione dell’epidemia di febbre gialla, ma nei prossimi mesi la vigilanza epidemiologica resterà cruciale”.

Tuttavia, nonostante lo sforzo dell’ Oms e l’attività sul campo dei volontari e delle Ong, data la dimensione sovranazionale che il contagio ha ormai assunto, appare evidente la necessità di una più stretta collaborazione tra case farmaceutiche e governi nazionali, i quali devono insieme giungere a una riduzione dei costi per la distribuzione dei vaccini, garantendo, così, il diritto inalienabile alla salute attraverso una effettiva accessibilità alle cure.