IL SUCCESSO IN CAMBIO DELLA PROPRIA ANIMA

Successo, potere, sesso, droghe, soldi, fama. Sono questi i pilastri che reggono il mondo dello spettacolo quando si allontana dalla sua originaria vocazione di trasmettere il bello, il vero e il buono. Ma è anche il desiderio dell’uomo di dominare, prevalere e soprattutto di essere immortale. Da sempre la letteratura, la musica e l’arte hanno avuto la capacità di rendere eterni i nomi di grandi autori, ma oggi più che mai questa fame di successo caratterizza tanti artisti, a partire dai cantanti.

E’ per questo che il connubio tra musica e mondo dell’occulto non è poi così assurdo se si pensa che molti personaggi famosi, ingannati dalla sete di potere, hanno letteralmente venduto l’anima al diavolo. Robert Johnson è uno dei primi del XX secolo che fece questa esperienza: la leggenda narra di un incontro avvenuto allo scoccare della mezzanotte tra il giovane cantante e un uomo in nero che gli avrebbe concesso un talento straordinario in cambio della sua anima.

A questo bisognerebbe aggiungere i commenti di vari musicisti che avendolo conosciuto, descrivono la sua iniziale goffaggine nel suonare la chitarra, provando così lo stupore per la sua improvvisa ascesa tra i big del blues. Ma se quella di Johnson è una storia che potrebbe sconfinare nel mitologico in quanto priva di una dichiarazione della star, non mancano di certo artisti della seconda metà del secolo che raccontano personalmente quanto accaduto nel momento in cui hanno deciso di stringere questo patto diabolico.

Bob Dylan, è uno di questi. Il menestrello di Duluth considerato uno dei più amati rocker degli ultimi 50 anni, spiega senza troppi giri di parole cosa lo ha portato ad ottenere tanto successo. Nel 2004, un giornalista della Cbs News chiese a Dylan come riuscisse, nonostante i suoi 63 anni, a proseguire i numerosi e impegnativi tour in tutto il mondo. Il cantante rispose: “Beh, ho fatto una specie di patto di ferro con lui, sai un sacco di tempo fa”. Il reporter non esita a chiedere spiegazioni e in particolare con chi avesse stretto questo accordo. La risposta del chitarrista fu diretta: “Con il capo, il comandante di questa terra e del mondo che non possiamo vedere”. Uno schiaffo a chi non crede alla presenza del demonio.

Eminem, uno dei più famosi cantanti della scena rap americana, con oltre 115 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, racconta questa esperienza attraverso una canzone: “Ti ricordi quella notte in cui pregavi Dio, avresti fatto qualsiasi cosa per avere un contratto discografico. Tu non lo sapevi che la fama ha un prezzo alto da pagare, e solo ora ne stai vedendo il lato negativo: hai perso il tuo migliore amico delle superiori e anche tua moglie, non sei sicuro di piacere alle tue bambine, sei diventato un tossicodipendente da valium […] Nessuno ti amerà come me, sei mio, io possiedo la tua anima, la tua mente, il tuo cuore e il tuo corpo”.

Si tratta solo di alcuni casi, ma sono centinaia i cantanti che pur di raggiungere l’Olimpo delle rockstar, sono disposti a vendere la propria anima, senza immaginare a quale schiavitù vanno incontro. Tra i casi più recenti c’è anche la giovane Katy Perry, la quale spiega che all’età di 15 anni sognando di diventare famosa come Amy Grant decide di vendere la sua anima al demonio. Da quel momento l’ascesa al successo è stata rapidissima: nel giro di due anni l’adolescente ha raggiunto tutte le top ten e i suoi concerti raccolgono migliaia di giovani in ogni parte del mondo. Non mancano, durante i suoi live, scenografie che rievocano un immaginario infernale tra demoni che danzano, fiamme e oscure figure maligne.

Sebbene questi artisti abbiano realmente raggiunto l’obiettivo desiderato, il loro sogno si è trasformato in una vera e propria condanna che li costringe ad essere schiavi di se stessi. L’invocazione a Satana in cambio del potere e della fama porta l’uomo all’autolatria e a diventare il Dio della propria vita. E’ in questo passaggio che si perde la dimensione della relazione, non si riesce più a vivere il proprio talento come dono per comunicare agli altri la bellezza ma solamente come mezzo per soddisfare se stessi.