Il nemico dentro casa

vaccarella-150x1503In principio furono i due fratelli ceceni Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev nella maratona di Boston dell’aprile 2013, in cui fecero tre vittime e 264 feriti. Fu allora che il mondo scoprì la nuova minaccia: non più grandi organizzazioni ben strutturate, capaci di mettere a segno attentati spettacolari come l’11 settembre a New York, o ancora gli attacchi ai treni di Madrid o alla metropolitana di Londra. No, tutt’altro, il nuovo pericolo che le intelligence occidentali oggi si trovano a dover fronteggiare è quello dei cosiddetti lupi solitari. Persone talvolta con qualche disturbo, facili prede dei messaggi d’odio degli integralisti, siano essi i reduci di al Qaeda o i “nuovi” seguaci dello sceicco al Baghdadi dell’Isis. Poche settimane fa, a ottobre, anche il Canada si è scoperto vulnerabile.

A Ottawa è stato Michael Zehaf Bibeau, un ex tossicodipendente poco più che trentenne convertito all’Islam più oltranzista, a colpire la sede del Parlamento uccidendo un soldato e morendo a sua volta. Riferirà poi un amico che “Michael diceva di sentire il diavolo”. Uno squilibrato la cui mano è stata armata facilmente dalle campagne d’odio contro l’occidente. E siamo a Sidney, pochi giorni fa, due ostaggi uccisi e l’attentatore freddato dalle teste di cuoio, anche in questo caso un personaggio con più di qualche problema alle spalle, già finito nei guai per violenza e sospettato dell’omicidio della ex moglie, un predicatore sciita poi convertitosi all’Islam sunnita e pronto ad abbracciare la bandiera nera dello Stato Islamico. Di poco successiva la notizia che anche in Italia l’allerta è massima, e la falla maggiore sarebbe rappresentata dalle ondate di migranti fra le quali potrebbero nascondersi personaggi come quelli sopra descritti, dediti alla jihad e senza nulla da perdere.

Questo anche se, ribattono gli esperti, chi dovesse arrivare in Italia con l’obiettivo di compiere attentati viaggerebbe in modo più sicuro rispetto ai disperati che affrontano il mare dalla Libia. Il problema infatti è a monte, è nella presa che i messaggi integralisti esercitano specialmente sui giovani, talvolta figli di immigrati regolari. Una seconda generazione insomma, ragazzi che – raccontano le cronache recenti – non esitano a lasciare le comodità di una vita ormai occidentale per imbracciare le armi sotto le bandiere dell’Isis in Siria o in Iraq. Una minaccia ben più difficile da arginare, per i servizi di sicurezza, innanzi alla quale l’Occidente si scopre più fragile che mai. Davanti a tutto ciò il rischio peggiore, per paura di un pazzo isolato, di un lupo solitario, sarebbe quello di chiudersi in se stessi, sbarrando così le porte alla solidarietà. Quale miglior pretesto per i predicatori d’odio – l’egoismo europeo – per versare nuova benzina sul fuoco?