IL MONDO PREPARA UNA NUOVA GUERRA

“Stiamo scavando nei nostri orti per tirare fuori tutte le armi che abbiamo nascosto alla fine della guerra del 1992”. E’ la testimonianza che viene dalla Transinistria, una striscia di terra diventata uno Stato de facto dopo l’autoproclamata indipendenza dalla Moldavia. Non è un dispaccio istituzionale, ma una mail di gente semplice che si organizza, che fiuta aria di guerra.

Cambio di scenario, altro messaggio: “Stanno tornando forme convenzionali di guerra marittima… Nel Mediterraneo abbiamo navi indiane, cinesi e la Russia ha ripreso a posizionare i propri sommergibili nel Mediterraneo e nel Mar del Nord”. Stavolta a parlare è la massima autorità marittima militare italiana, il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, nell’ambito dell’audizione presso il Comitato Shengen. Uno schiaffo a chi ha sempre sottovalutato la questione.

L’Europa non è dunque scossa solo da fibrillazioni di tipo economico, ma nei quattro punti cardinali del Vecchio continente si preparano soldati e armamenti in vista di una sempre più probabile escalation bellica.

Distratta dagli orrori dell’Isis, la stampa internazionale da un po’ non segue più la vicenda Ucraina con la giusta attenzione. Eppure la miccia per un possibile conflitto tra Europa, America e Russia parte proprio dall’Est. Non a caso il segretario della Nato, Stoltenberg, pur affermando di non vedere “una minaccia immediata da Oriente”, ha sottolineato come “il riarmo su larga scala dell’esercito russo, lo svolgimento di esercitazioni militari senza alcun preavviso da parte di Mosca, il ritiro della Russia dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa e la situazione intorno al Trattato sull’eliminazione dei missili a medio e corto raggio” sia di ostacolo al dialogo e al riavvicinamento.

Proprio la Transinistria potrebbe essere il casus belli del prossimo futuro. Quella striscia di confine con la Moldavia, infatti, sarebbe utilizzabile da Putin per far muovere le truppe russe passando per la Crimea e conquistando la parte sud dell’Ucraina; il governo di Kiev infatti si troverebbe a quel punto nella tenaglia tra i separatisti del nord-est e l’attacco da sud.

Uno scenario possibile solo muovendo truppe e carri armati. Per questo gli americani starebbe preparando una contromossa con l’obiettivo di sopprimere della Transinistria. Il piano sarebbe stato elaborato dai Servizi segreti con la partecipazione dei dipartimenti militari ucraini, moldavi e romeni.

D’altro canto sarebbero state intercettate (come riporta il sito cyber-berkut.org) alcune corrispondenze tra il finanziere miliardario di origine ungherese George Soros e il presidente dell’Ucraina Poroshenko dove si segnalano in maniera piuttosto preoccupata presunte violazioni del regime di Minsk rispetto agli accordi sul ritiro delle armi pesanti dalla linea di contatto tra le parti nella zona del conflitto.

Così, mentre a Est si prepara il redde rationem con gli obici, nel Mediterraneo rispuntano i sommergibili russi. La segnalazione dell’Ammiraglio De Giorgi ha una duplica valenza, una strettamente militare l’altra politica. Quest’ultima viene letta come un allarme lanciato per evitare il ridimensionamento degli investimenti sulla Marina Militare, che porterebbero a un depotenziamento della forza navale; è chiaro che se la minaccia nel Mare Nostrum fosse presa in considerazione, nel famoso “dual use” della Marina riprenderebbe corpo l’aspetto bellico, per ora “sacrificato” a quello umanitario dell’emergenza-profughi.

Che la Russia abbia intenzione – in uno scenario globale – di presidiare l’area tirrenica è fuor di dubbio. Anche l’apertura verso la Grecia, con un possibile accordo su una nuova linea di gasdotti, lo testimonia. E in questa ottica non è strano nemmeno vedere navi cinesi o indiane battere quei mari che sono e saranno importanti a livello commerciale.

Il rischio immediato – in parte già concretizzato – è quello di un ritorno alla guerra fredda. L’ipotesi più catasfrofica è invece quella di un conflitto reale. E in questo senso l’allarme lanciato da De Giorgi appare particolarmente sinistro. Parlando delle operazioni di soccorso ai migranti, ha affermato che queste avvengono in un clima dove l’”uso della forza è imminente o immanente”.

Il precipitare della situazione ucraina potrebbe essere la miccia per far esplodere tutto il resto. Con un’Europa impegnata in nuovi conflitti e un’America muro contro muro con la Russia, il Califfato potrebbe approfittarne per far deflagrare definitivamente la propria forza nell’area mediorientale. A questo punto, lo scenario più volte evocato con preoccupazione da Papa Francesco di una Terza Guerra Mondiale sarebbe definitivamente concretizzato.