IL LOW COST DEI PROFUGHI

Alle spalle la loro terra natale, martoriata dalle guerre e dalla miseria. Davanti la speranza di ricostruire la propria vita in Europa, lontani dal dolore. In mezzo un mare, il Mediterraneo, che troppo spesso si è trasformato in cimitero. Migliaia di profughi ogni mese s’imbarcano su mezzi di fortuna per cercare di sfuggire a terrorismo e persecuzioni. Per farlo accettano qualunque condizione, compresa quella di riempire il portafoglio degli scafisti, che chiedono loro centinaia di dollari per essere stipati come bestie su un gommone o su un peschereccio. E per convincerli a viaggiare anche quando le condizioni meteorologiche sono avverse propongono loro dei veri e propri pacchetti “low cost”.

Come è successo in Turchia, dove i trafficanti di essere umani hanno proposto un viaggio a prezzo ridotto durante la burrasca. “Andate adesso, costa solo 850 dollari – hanno detto ai migranti -. I bambini possono viaggiare gratis. Se aspettate domani vi costerà il doppio”. Un modo subdolo per garantirsi ricchi guadagni sfruttando la disperazione dei propri “clienti”, costretti a scegliere tra il risparmio e la propria incolumità. Uno schiaffo alla dignità.

L’agghiacciante offerta è stata raccontata da Nancy, un’infermiera siriana che ha raggiunto le coste greche salpando da Smirne. Lei, i suoi figli gemelli di 11 anni e la madre di 70 anni hanno viaggiato insieme ad altre 40 persone su un barcone che ha rischiato di rovesciarsi per ben tre volte. “La barca non è affondata solo per fortuna e grazie all’abilità dell’iracheno che la guidava”. Anche quest’ultimo era un migrante ed era stato scelto come “comandante” dagli scafisti che, prima di affidargli il timone, gli avevano fatto un corso accelerato (di appena un’ora) di guida marittima. Fortunatamente il viaggio di Nancy e della sua famiglia si è concluso nel migliore dei modi: un mezzo della guardia costiera ellenica ha soccorso il natante su cui si trovava e li ha portati in salvo.

Purtroppo non è così in tutti in casi. Infatti, come ha spiegato il portavoce in Grecia dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), Ron Redmond, questi sconti per meteo avverso hanno contribuito all’aumento degli annegamenti nel Mar Egeo. Infatti alcuni migranti si sono visti offrire sconti anche del 50% per affrontare la traversata in situazione di vento e pioggia. Inoltre gli scafisti stanno diffondendo un falso senso di sicurezza proponendo di attraversare il Mediterraneo su barche di legno, spacciate come più sicure, quando in realtà sono poco più che rottami. “Se vengono caricati a bordo da 300 a 400 persone e le imbarcazioni affondano – ha avvertito Redmond – la guardia costiera non può arrivare a tutti”.

Nonostante il costo elevato del viaggio e il rischio a cui vanno incontro, non si ferma l’esodo dei migranti. Anzi secondo i dati forniti dall’Unhcr sono più di un milione le persone che sono arrivate in Europa via mare. Cifre che mostrano come il fenomeno delle migrazioni sia esponenzialmente aumentato dal 2014, quando il numero di arrivi via mare era attestato a poco più di 216.000.

Circa il 49% dei migranti che attraversano il Mediterraneo fugge dalla Siria, il 21% dall’Afghanistan, l’8% dall’Iraq. Ma molti provengono dall’Eritrea, Pakistan, Nigeria, Somalia, Sudan, Gambia e Mali. Il 58% sono uomini, il 17% donne e il 25% bambini. Proprio di questi ultimi il mondo ha iniziato a interessarsi dopo la triste storia del piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano trovato morto su una spiaggia turca. La sua immagine – la faccia rivolta verso la sabbia, i pantaloncini blu e la maglietta rossa – è rimbalzata su tutti media e su tutte le piattaforme social. Apparentemente la sua morte ha scosso le coscienze di molti che si sono affrettati a dichiarare ai giornali come una tragedia simile non si sarebbe mai dovuta ripetere. Ma il numero dei morti aumenta e il Mediterraneo è diventato la tomba di 3.735 persone che hanno cercato di raggiungere una speranza.