“I vestiti ritrovati”: disabili psichici cuciono abiti a misura di carrozzina

La disabilità psichica non vuol dire incapacità di poter “dare” qualcosa di profondo, intenso, unico agli altri. Anche nella difficile situazione quotidiana c’è la possibilità di far uscire i propri talenti, a volte taumaturgici a volte meno, ma sempre efficaci nell’aprire un ponte comunicativo tra chi vie la malattia e il mondo esterno. Stiamo parlando del progetto “I vestiti ritrovati”, dedicato alla creazione di abiti, “studiati e reinventati per risultare vestibili, piacevoli e adatti alle esigenze fisiche e personali di ogni individuo”, promosso dall’associazione Immensa…mente, è realizzato nel laboratorio Lakruna. I prodotti, insieme ai professionisti e ai gruppi di lavoro che ne hanno reso possibile la realizzazione, saranno presentati oggi, a partire dalle 18, in una serata-evento presso Villa Lais a Roma.

Fin dalla sua nascita, il laboratorio è gestito da un gruppo di sarte sostenute dal Centro di salute mentale, dalla Asl RmC e dal Consorzio Sol.Co. Solidarietà e Cooperazione, da cui provengono i partecipanti.  Obiettivo generale del progetto “Vestiti ritrovati” è riscoprire il talento creativo nascosto dietro il disagio psichico e metterlo al servizio delle persone con disabilità fisica. Le sarte di “Lakruna” sono coordinate e guidate, da due mesi, dal designer di moda Massimo Falegnami, che ha già realizzato prototipi di abiti adatti alle esigenze di persone con disabilità motoria. I gruppi di lavoro sono composti, oltre che dalle sarte, dagli utenti dei laboratori di sartoria dei Centri diurni preformativi della Salute mentale.

A rendere possibile l’iniziativa, c’è anche il finanziamento della provincia di Roma, che “ha permesso di organizzare una rete con gli altri laboratori di sartoria dei Centri diurni preformativi presenti nel territorio cittadino”, spiegano ancora gli organizzatori.