I NUOVI MACELLAI DI CRISTIANI

La persecuzione dei cristiani in Nigeria prosegue, tra chiese incendiate, fedeli torturati e uccisi e ogni efferatezza di cui l’uomo è capace. A guidare l’attacco contro la minoranza religiosa sono gli sgherri di Boko Haram, il Califfato locale, che ha recentemente stretto una ferrea alleanza con l’Isis per coprirgli le spalle nella sua avanzata verso la Libia. Dal 2009 gli atti di violenza si sono susseguiti al centro e al nord del Paese, causando un numero incalcolabile di vittime, uccise o mutilate. Ad essere colpite sono soprattutto le comunità cristiane del Middle Belt (cintura di mezzo) nigeriana, una terra di incontro fra culture, credo ed etnie differenti e dunque esposta alle barbarie di un fondamentalismo che sparge terrore col bieco fine di omologare, appiattire, rendere tutti gli uomini fedeli a una sola bandiera e a una sola religione. I dati sono spaventosi: 3mila persone massacrate in soli 4 anni, uno sterminio in piena regola che l’Occidente ha colpevolmente ignorato o sottovalutato. A motivare Boko Haram è la cieca fedeltà un Islam non contemplato dal vero Corano, quello che ammazza, appunto.

Senza dimenticare i bottini depredati nei saccheggi dei villaggi che foraggiano i predoni della setta dalle bandiere nere, consentendo loro di arruolare nuove milizie, acquistare armi sempre più potenti con cui spargere ancora morte e distruzione. Ma Boko Haram non è l’unico gruppo a caccia di cristiani in questa terra bellissima e maledetta. Diverse sigle scorrazzano liberamente per il Middle Belt – costituito dagli Stati di Benue, Nasarawa, Taraba, Adamawa, Plateau, sud di Kebbi, Kogi, Kwara, Niger, sud di Katuna, Fct, Tafawa Balewa, Bogoro, Bauchi e Gombe del sud e da due aeree locali di Tafawa Balewa e Bogoro – uccidendo senza pietà. Tra queste ci sono gli Hausa-Fulani, mandriani e allevatori musulmani che hanno messo in atto un vero e proprio piano di conquista delle terre appartenenti alle minoranze cristiane.

Questi gruppi sono sostenuti da altri integralisti locali che alimentano il conflitto, causando così la destabilizzazione della zona. Gli attacchi messi in atto dagli Hausa-Fulani non sono rivolti solo contro le persone, ma anche nei confronti delle loro case, delle fattorie, dei negozi e del bestiame. Le scorribande colpiscono gli “infedeli”, i cristiani e i musulmani considerati “non autentici”, e vengono compiute con l’ausilio di armi pesanti, come i fucili Ak-47 kalashnikov, di machete e coltelli. Tanto che nemmeno le forze dell’ordine nigeriane riescono ad arginarle. Uno schiaffo ad ogni concetto di civiltà.

Lo scopo principale del fondamentalismo è quello di espandere la dar-al-islam, ossia la casa dell’Islam e per farlo occorre distruggere la dar-al-harb, ossia “la casa della guerra popolata dagli infedeli”. Per raggiungere lo scopo viene usata la jihad, cioè “la battaglia contro il nemico invisibile, il diavolo o se stessi”. La “guerra santa” diventa quindi il mezzo attraverso cui giustificare stupri e carneficine, nell’ottica di un’espansione dell’Islam. Ma vengono usate anche altre tattiche: norme politiche, infiltrazioni nelle istituzioni tradizionali e una pianificata migrazione economica. Tutte strategie volte alla conquista del middle belt. Un’espansione attuata non solo per motivi di natura economica. Le strategie usate, le armi sempre più potenti e sofisticate unite al pedissequo attacco della minoranza cristiana acuiscono il sospetto che Hausa-Fulani agisca, come Boko Haram, nell’ambito di un più ampio piano di pulizia etnica.

Ma le persecuzioni meno conosciute non riguardano solo l’Africa o il Medio Oriente. Spostandoci più verso est la condizione di vita di queste persone non cambia. In India, ad esempio, – secondo l’ultimo Persecution Report – nel 2014 cinque cristiani sono stati massacrati dai fondamentalisti indù. Insieme con loro, oltre 300 fra sacerdoti, pastori e leader delle comunità e sono stati aggrediti, percossi e feriti. Tra le vittime di violenze vi sono, poi, più di 2.000 fra donne e bambini. Un elenco indicativo ma non esaustivo di un fenomeno che tocca tante regioni del Paese: Chhattisgarh, Maharashtra, Madhya Pradesh, Uttar Paradeshm, Karnataka, Kerala e Orissa e altri. Responsabili degli attacchi sarebbero, secondo il rapporto, soprattutto i membri del “Rashtriya Swayamsevak Sangh” (“Corpo nazionale dei volontari”) che avrebbe acquisito un crescente potere dopo la vittoria dei nazionalisti di Narendra Modi alle elezioni.

Senza dimenticare, poi, le persecuzioni di matrice politica che vanno in scena ogni giorno in altri Stati dell’estremo Oriente, come Corea del Nord e Cina. Centinaia di uomini arrestati, deportati, incarcerati e uccisi per via di una religione scomoda, che non ha paura di proclamare la “Buona Novella” e la “liberazione” davanti alla furia del mondo.