Per decenni l’immigrazione verso gli Stati Uniti via terra è stata dominata dai messicani: ma il 2014 testimonia che i flussi sono ormai cambiati. Per la prima volta, infatti, i profughi arrestati alla frontiera non vengono in gran masa dal paese vicino di casa: a dimostrarlo è un nuovo studio del Pew Research Center.
Gli immigrati messicani, per anni simbolo della chiusura degli States in materia, non sono dunque più i soli, nè i primi, a tentare di varcare i condini: stando al Border Patrol, l’agenzia americana preposta a prevenire l’ingresso in Usa di migranti illegali e terroristi, nell’anno fiscale 2014 sono stati arrestati 229 mila messicani contro i 257 mila non messicani.
Si tratta di minimi del 1970, quando cittadini del Messico finiti in manette per avere tentato di mettere piede nella prima economia al mondo senza avere documenti idonei erano 219 mila contro i 12 mila provenienti da altre nazioni: una fotografia è ben diversa da quella scattata nel 2007 quando erano stati 809 mila i cittadini messicani arrestati contro i 68 mila non messicani. Il picco risale al 2000 quando 1,6 milioni di messicani furono individuati dal Border Patrol.
Secondo i ricercatori del PRC, si tratta di un “altro segno del fatto che i migranti non autorizzati dal Messico stanno superando i confini tra le due nazioni molto di meno di quanto visto prima della Grande Recessione”. Il trend riflette in parte il balzo del numero di minori non accompagnati che dall’America centrale sfidano anche la morte pur di arrivare negli Stati Uniti. Quest’anno bambini provenienti da El Salvador, Guatemala e Honduras sono stati fermati dalle autorità statunitensi, più del doppio rispetto all’anno prima.