GENITORI DI UN CANE

Il rapporto tra l’uomo e la natura è fondamentale e prezioso. Non a caso è il fulcro dell’enciclica di Papa Francesco. E in questa dinamica si pone anche a pieno titolo la relazione tra l’essere umano e gli animali. Da sempre un viaggio fatto di complicità, aiuto, compagnia. L’animale nei secoli ha servito l’uomo, dal lavoro nei campi all’accompagnamento dei non vedenti, con un prezioso istinto di abnegazione.

Però… oggi quel rapporto in molti casi viene forzato, artefatto, perfino snaturato. Si surroga il contatto umano per appiattirsi su una finta relazione. E si deborda. Basta prendere l’annuncio di una “pet house” di lusso per rendersene conto: “Sono veri e propri compagni di vita – è scritto in una pubblicità per resort di animali domestici -, membri a tutti gli effetti delle nostre famiglie, cuccioli da curare, coccolare e viziare”. Su richiesta sono disponibili ulteriori servizi come il cat & dog sitter a domicilio, il servizio di tolettatura e persino il “cat & dog mobile e limousine” per accompagnare (o ritirare) l’animale ovunque, anche in assenza del proprietario. Il costo? Si va dai 35 euro al giorno in un hotel milanese fino agli 800 dollari per suite in Estremo Oriente o a Manhattan.

L’abitazione di legno dipinto contempla un vasto spazio dove potersi muovere con agilità, quindi una zona per i giochi e una per il riposo. Ovviamente immancabile lo spazio food. Le casette hanno misure diverse, a seconda della dimensione del cane o del gatto, e colorate in bianco/verde Tiffany o bianco/fucsia. Sono dotate di cuccia, cuscini, ciotole per cibo e acqua, tiragraffi e lettiera per i gatti, tappetino finto prato per i cani. Insomma, tutto il necessario”.

Ecco, in questo annuncio c’è tutta l’anomalia di un rapporto che in troppi casi oggi risulta deviato. La terminologia innanzitutto, condivisa evidentemente dal pubblico che a questi posti si rivolge: membri delle famiglie. In tanti usano chiamare “mio figlio, mia figlia”, magari in presenza stessa dei veri pargoli. Che genitorialità è quella di considerare una bestia al pari di un figlio? Come fa un bambino a percepire la sfumatura dell’ironia, ammesso che sia presente? E non è solo una questione lessicale, ma comportamentale. La comodità dell’animale domestico viene prima di tutto. E’ equilibrato tutto ciò!?

Gli animali domestici, poi, aumentano costantemente in maniera inversamente proporzionale al calo della natalità e direttamente rispetto alla solitudine crescente delle persone. Ma questo surrogato di famiglia non è reale. Anzi, è egoisticamente comodo: un cane non parla, non si lamenta del pessimo umore del padrone, è sempre pronto all’interscambio e se rifiutato su mette in un angolo e aspetta. Ma questo lo fa un animale, non un “amico” o addirittura un “figlio”.

Ed è anche fuorviante – come accade molto spesso in questi giorni – utilizzare gli animali in fotografie “spot” per sdoganare altri tipi di “unioni”, quasi che l’obiettivo sia omologare un qualunque tipo di “amore”. Uno schiaffo al concetto stesso di famiglia.

“Umanizzarli”, come molti fanno, pensando che coccolarli e viziarli sia un bene per loro, produce spesso disturbi, specialmente nei cani: sviluppano compulsioni e aggressività perché le loro energie non sono incanalate nella giusta maniera dal padrone. Come in natura i cani seguono il capo branco, così in famiglia hanno necessità di figure affettuose ma salde che sappiano contenere la loro iperattività e non la rinforzino.

La Pet Economy ha successo esattamente come lo ha il video poker perché si tratta in un certo senso di una vera e propria malattia. Spesso si investono persino risorse economiche importanti, togliendole magari alla vera famiglia, pur di soddisfare un presunto bisogno, che in natura non esiste. A volte i padroni investono energie emotive sui loro animali, tanto che a essere fuori controllo sono proprio loro, con certi disagi irrisolti e finiscono per riflettere questi atteggiamenti sui propri animali, spendendo una fortuna in accessori inutili che soddisfano solo le loro aspettative compensatorie (e questo le multinazionali che sono dietro i prodotti per animali lo sanno bene…).

Come si può credere che un cane sia felice di avere il vestitino con la patta da aprire quando deve fare i propri bisogni oppure il collarino abbinato con le scarpette per non fargli aver freddo quando le strade sono ghiacciate?

Gli animali possono dare tanto, tantissimo; pensiamo solo agli anziani soli ed abbandonati che hanno come compagno di vita uno di loro. Situazioni commoventi, a patto di riconoscere all’animale la dignità stessa dell’essere non umano. E all’uomo, di contro, la sua unicità.