DON MAURIZIO E LA LOTTA CONTRO L’ABORTO

I dati sulla vendita dei farmaci in Italia, pubblicati pochi giorni fa, ci hanno regalato una brutta sorpresa. Dopo il 9 Maggio 2015, data in cui l’Italia ha tolto l’obbligo della prescrizione medica per l’acquisto della pillola dei 5 giorni dopo per i maggiorenni, le vendite di ellaOne (questo il nome del farmaco) hanno subito un impennata arrivando a quota 200.507 in dieci mesi, mediamente 660 al giorno. A questo dato fa eco la relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 194/78 che vede nello stesso periodo una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza, ma è chiaro che per chi ha steso questa relazione i 660 bambini che vengono potenzialmente uccisi ogni giorno con questa pillola non vengono presi in considerazione.

Nel 2015 gli aborti sono stati 87.639 e se a questi aggiungiamo le interruzioni spontanee, ci troviamo ogni anno di fronte a centinaia di migliaia di bambini non nati, di esseri umani che nella gran parte dei casi finiscono purtroppo fra i “rifiuti speciali” in una fossa comune virtuale che seppellisce corpi, vite e spesso coscienze. L’onore e la pietà verso i bimbi non nati costituiscono un gesto, forse il più semplice nell’opera della promozione della vita umana, ma imprescindibile.

In questo contesto, l’associazione “Difendere la Vita con Maria“, da molti anni, insieme con il Pontificio consiglio della famiglia, promuove la cultura della vita, i diritti del concepito e il seppellimento dei bambini non nati, sia per cause naturali, che per cause procurate. Per poter effettuare questa opera di misericordia, l’associazione deve avviare delle convenzioni con le Aziende Ospedaliere e con i servizi cimiteriali dei comuni. E con questo progetto nell’arco di 15 anni ha sepolto un numero molto grande di bambini, circa 100.000.

Abbiamo incontrato don Maurizio Gagliardini, responsabile dell’associazione “Difendere la Vita con Maria” e del progetto “Fede e Terapia”.

Don Maurizio, l’anno giubilare appena trascorso ci ha portato il dono incommensurabile di Fede e Terapia, un progetto che è nato proprio dall’esperienza del seppellimento dei bambini non nati. Ce ne vuole parlare?
“La perdita d’un figlio, in qualsiasi modo avvenga (aborto procurato, aborto spontaneo, morte prenatale), richiede un’elaborazione e una riconciliazione con questo lutto. Chi ha abortito soffre profondi sensi di colpa, da cui è necessario guarire. Questa cura però, non perviene a una piena guarigione se non aprendo il cuore alla dimensione spirituale e soprannaturale. Proprio lì si collocano le parole ‘vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino’ di san Giovanni Paolo II (E.V. 99). Alcune donne iniziano il loro cammino verso la luce anche decenni dopo l’esperienza abortiva. Era tuttavia necessario un riferimento, un servizio che desse voce a questo dolore. Da qui l’iniziativa di Fede e Terapia.”

Fede e Terapia ha attivato il numero verde 800 969 878 attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 con due linee telefoniche e 35 volontari del primo ascolto formati dalla vostra équipe. Nel volantino accanto al numero c’è scritto “Chiama con fiducia”. Che cosa fanno i volontari?
“Sono operatori del primo ascolto, un esercizio non facile in questo mondo della frenesia, dove tutti vogliono dire la loro, esprimere il proprio punto di vista, e per farlo tendono a sopraffare l’altro urlando più forte. Mettersi in ascolto, capire senza giudicare, è invece la prima condizione per aprire un dialogo. Alcune volontarie hanno alle spalle trascorsi di aborto, una lunga elaborazione che le ha portate a riprendere gusto per la vita: con sensibilità e grande accoglienza si mettono a disposizione. Sono qualità umili, evangeliche: esattamente il punto da dove origina la Cristoterapia, che possiamo riconoscere nel buon Samaritano che si china su chi ha bisogno, che non si preoccupa di sapere chi sia costui o da dove provenga, ma si prodiga per lenirgli le ferite. E lo fa prendendolo totalmente a carico perché, nel frangente, nulla è più importante.”

Il logo dell’Associazione Difendere la vita con Maria è una simbolica descrizione grafica della Fuga in Egitto, con accanto il riferimento alla parola: Mt. 2, 14 – Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto…
“Accanto al sì di Maria c’è anche quello di Giuseppe, che pensava di essere un uomo come tanti altri, lavoratore e in cammino verso una normale esistenza: una moglie con la quale crescere dei figli. Questo suo progetto viene d’improvviso sconvolto, perché si ritrova al centro d’un mistero. Pur senza comprenderne i risvolti tuttavia, obbedisce per fede. La sua è una grande testimonianza di fiducia e di amore per la vita. Per questo Loreto è un luogo caro alla nostra Associazione: perché la Santa Casa è icona di questa dedizione, la stessa che è inscritta nella nostra vocazione.”

Il vostro particolare attaccamento alla Santa Famiglia di Nazareth e a Loreto, vi ha portato qui anche quest’anno per l’Assemblea Nazionale a cui avete dato il titolo “Nel nome del Padre” ed i temi trattati durante il convegno vertono tutti sulla figura del padre. Cosa sta succedendo a questa figura?
“La cultura del Sessantotto partì da una parola d’ordine: vietato vietare. Nella disintegrazione dei valori e dei rapporti, a essere colpita fu proprio la figura del padre, vissuto come ostacolo alla piena realizzazione individuale. Si è parlato di eclissi del papà: una rimozione che ha avuto conseguenze profonde nella nostra civiltà e che è all’origine di molte delle nostre odierne insicurezze. Il punto nodale si colloca nel venir meno del ruolo di guida che il padre ha sempre saputo garantire ai propri figli. Quando viene al mondo, il bambino vive con la madre un rapporto simbiotico: simbolicamente, è come se il cordone ombelicale non fosse stato reciso. È il padre che s’incarica di questo taglio, instradando il figlio e accompagnandolo nelle prime asperità della vita. Un distacco non facile e, per certi aspetti, doloroso. Ma se la madre è colei che accompagna alla vita, il padre gioca un ruolo fondamentale nella realizzazione della pienezza e nella successiva preparazione alla morte, perché il suo sguardo va oltre l’orizzonte, in una tensione verso il futuro che sa indicare prospettive e realizzazioni. È tempo di recuperare questa centralità, ridare importanza a tale figura, perché un mondo senza padri è come una nave senza timone: prima o poi va a sbattere.”

Un segnale allarmante di questa polarizzazione fra l’universo uomo e l’universo donna, e dell’individualismo esasperato che ne deriva è anche il boom delle vendite della pillola dei 5 giorni dopo, che secondo i dati delle vendite delle farmacie Italiane ha raggiunto nel 2016 il triste record di quasi 600 acquisti al giorno. Cosa ne pensa?
“Nell’enciclica Evangelium vitae san Giovanni Paolo II parla di muri d’inganni: questo è un caso in cui un medicinale chiaramente abortivo viene spacciato per semplice contraccettivo. Non sono ancora note le eventuali ricadute a lungo termine nell’uso di tale pillola, ma il fatto che venga venduta liberamente, senza necessità di prescrizione, la dice lunga sul disinteresse per la vita in genere e per la salute della donna. Questa vicenda conferma il prevalere della cultura della morte, una tendenza che da vent’anni la nostra Associazione cerca di rendere evidente e di contrastare.”