Delitto Rea: per la Cassazione non c’è l’aggravante della crudeltà

Salvatore Parolisi ha ucciso Melania Rea “in un’esplosione d’ira”, molto probabilmente dovuta alla “conclamata infedeltà coniugale dell’uomo”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della prima sezione penale della Corte di Cassazione, che sono state depositate oggi. I giudici supremi hanno ridotto la condanna dell’ex caporalmaggiore escludendo l’aggravante della crudeltà e dichiarando non premeditato il delitto. “L’azione risulta sin dall’impostazione iniziale di accusa commessa con dolo d’impeto, dunque inquadrata come risposta immediata o quasi immediata ad uno stimolo esterno, senza alcuna programmazione preventiva. – si legge ancora – Le modalità esecutive alimentano la considerazione di un’azione lesiva commessa con estrema rapidità, frutto di rabbia e di aggressività”.

Per quello che riguarda l’’esclusione dell’aggravante della crudeltà e il conseguente aumento della pena, i giudici della Corte di Cassazione spiegano che “la mera reiterazione dei colpi (pur in tal caso consistente) non può essere ritenuta fonte di aggravamento di pena, in un contesto sorretto dal dolo d’impeto. Inoltre la sede delle lesioni per lo più al tronco e in zona sternale, non risulta indicativa di alcun ulteriore determinismo volitivo”. Il processo di primo grado si era concluso con la condanna di Parolisi all’ergastolo. In appello la pena fu ridotta a trenta anni di carcere dai giudici della corte di appello dell’Aquila, e ora dovrà essere nuovamente ricalcolata dopo le decisioni prese dalla Suprema Corte.