Dai quartieri “difficili” di Napoli al palcoscenico tinto di rosa

Napoli è tutto e il contrario di tutto. Un posto meraviglioso sommerso dai problemi, con gente dal cuore aperto e criminali col pelo sullo stomaco. Ma soprattutto è una città che non si è mai arresa al vittimismo fine a se stesso, cercando con l’arte e l’ironia di tirarsi fuori anche dalle situazioni più difficili. Così come hanno fatto alcune donne di Forcella, uno dei quartieri più difficili della città di Pulcinella: hanno scelto di trovare una propria strada attraverso il teatro.

Sono giovani e meno giovani che fanno parte de “La scena delle donne”, laboratorio teatrale femminile plurale voluto da Marina Rippa e Alessandra Asuni, realizzato a piazza Forcella a Napoli nato dapprima grazie a un finanziamento delle Fondazioni Con il Sud ed Enel Cuore (fino a marzo 2014) e oggi autofinanziato. Marina Rippa, regista teatrale oltre che insegnante, ha iniziato a lavorare all’idea di un teatro delle donne e per le donne già dal 1999 quando con la sua compagnia Liberamente ha incontrato un gruppo di anziane, ospiti della comunità alloggio “Cardinale Mimi” dove ha fatto entrare il Teatro fino al 2006; è poi approdata al Trianon diretto allora da Nino D’Angelo e il regista Davide Iodice le ha proposto di realizzare un laboratorio che avesse un legame stretto con il quartiere di Forcella.

Nel 2007 è nato il laboratorio teatrale “Donne con la folla nel cuore”. “Ho pensato – racconta Marina Rippa – che in un quartiere così complesso si potesse lavorare o con gli adolescenti o con le donne. E tra le due opzioni l’assessorato alle politiche sociali regionali ha scelto di finanziare un progetto teatrale con le donne. Le donne sono entusiaste e non vogliono rinunciarci”.

Dietro a questo progetto – più difficile da intuire ma importante – anche un percorso di emancipazione femminile, l’acquisizione di propri spazi per dare libertà all’anima. Una strada scontata e sicura in molte altre parti del mondo, una sfida invece per chi deve combattere non solo con la paura per strada ma con i pregiudizi culturali di una donna vista solo come “angelo” del focolare.