Corea del Sud, l’ultimo saluto a padre Sinnott che combatté la dittatura del generale Park

È tornato alla casa del Padre il missionario cattolico James Sinnott. Nato in America nel 1929, aveva 86 anni, molti dei quali vissuti in terra di missione in Corea del Sud al fianco dei poveri e degli ultimi riuscendo a costruire anche un ospedale. Il missionario è stato salutato da una folla commossa che ha ricordato il suo coraggio che gli valse, nel lontano 1975, 15 anni di espulsione dal Paese. Era arrivato in Corea del Sud nel 1960, sette anni dopo la firma dell’armistizio fra Seoul e Pyongyang, ed era stato assegnato alla diocesi di Incheon, nell’estremo nord del Paese, al confine con i nemici di sempre.

Ma anche al di sotto della linea di confine tra le due Coree, la situazione non era molto diversa dalle dittature comuniste del nord. Al comando in Corea del Sud c’era Park Chung-hee. Questi aveva fatto approvare la Costituzione Yushin, e di fatto aveva instaurato la legge marziale. Le violazioni ai diritti umani degli oppositori erano all’ordine del giorno, e la coscienza spinse p. Sinnott a lasciare i suoi poveri per andare a Seoul a sostenere i movimenti democratici.

Nel novembre del 1974 organizzò un sit-in di 11 ore con le mogli di otto prigionieri politici, condannati a morte con accuse false. Insieme a George Ogle, un pastore metodista americano, il missionario si impegnò per raccogliere testimonianze a favore dei condannati e riuscì a far venire dagli Stati Uniti dei parlamentari per informare l’opinione pubblica americana e influire su Park. Questi concedette udienza e assicurò che la condanna non sarebbe stata eseguita.

Per il suo impegno civile, nell’aprile del 1975 Sinnott venne espulso dalla Corea e l’8 dello stesso mese la Corte Suprema confermò la condanna contro gli otto dissidenti che vennero giustiziati il mattino seguente. Enorme fu lo shock per il missionario e i parenti delle vittime. Padre Sinnott tornò nella sua terra d’adozione solo molti anni più tardi, nel 2005, e venne nominato membro della commissione “Verità” che indagava sui crimini commessi durante la dittatura. Nel 2007 la soddisfazione di poter partecipare al processo in cui vennero assolti, post mortem, gli otto imputati da lui difesi più di 20 anni prima. Il sacerdote, colpito da una grave malattia, lascia una grande testimonianza di fede e coraggio ai fedeli della sua diocesi.