COPPIA EMILIANA, LUI CAMBIA SESSO: IL MATRIMONIO RESTA VALIDO

La storia è quella di una coppia emiliana, sposata con nozze concordatarie, dove il marito ha fatto domanda di “rettificazione e attribuzione di sesso femminile: il “prenome” era stato modificato in Alessandra. Alessandro Bernaroli nato nel 1971, aveva sposato una donna 10 anni fa: poi la decisione di cambiare sesso, in accordo con la moglie. Su reclamo del Viminale però era stata dichiarata la cessazione degli effetti civili del matrimonio. La coppia si è battuta contro il “divorzio imposto”, andando anche alla Consulta, e la Cassazione le ha dato la massima tutela: rimane infatti valido a tutti gli effetti il matrimonio di una coppia eterosessuale anche nel caso in cui uno dei due coniugi modifichi la sua identità sessuale.

“Tale opzione ermeneutica è costituzionalmente obbligata e non determina l’estensione del modello di unione matrimoniale alle unioni omoaffettive, svolgendo esclusivamente la funzione temporalmente definita, e non eludibile, di non creare quella condizione di massima indeterminatezza stigmatizzata dalla Corte Costituzionale in relazione ad un nucleo affettivo e familiare che, avendo goduto legittimamente dello statuto matrimoniale, si trova invece in una condizione di assenza radicale di tutela” – cosi ha sostenuto la Cassazione. La Suprema corte ha ritenuto “necessario” accogliere il ricorso delle due ‘Alessandre’ e “conservare” loro “il riconoscimento dei diritti e doveri conseguenti al vincolo matrimoniale legittimamente contratto fino a quando il legislatore non consenta ad esse di mantenere in vita il rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata che ne tuteli adeguatamente diritti ed obblighi”.

“E’ stata una grande soddisfazione, ci abbiamo sempre creduto. E’ una gioia che ci ricompensa di tante sofferenze. Questa sentenza è molto importante – spiega Alessandra Bernaroli – perché di fronte alla politica che in questo Paese spesso non decide, sceglie solo di rimandare, dimostra invece il coraggio dei giudici di affermare la dignità e i diritti di tutte le persone”.