CISL, FURLAN: “NON BASTA SCAMBIO TELEMATICO PER REALIZZARE UNA RIFORMA”

Sono stati ascoltati oggi in Senato i sindacati confederali e la Cisl è tornata ad attaccare il governo sulla riforma della scuola. “Anche qua il governo ha sbagliato, ha pensato che solo attraverso qualche scambio telematico potesse essere realizzata una riforma – ha dichiarato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan – Bisogna che gli atti riformatori, e in particolare quello della scuola che interessa cosi’ tanto gli italiani, vedano il protagonismo di chi opera nella scuola e vuole realizzare la buona scuola”. In questa direzione, ricorda Furlan, “abbiamo fatto proposte di cambiamento del ddl e speriamo che il governo e il parlamento le approvino”.

Rispetto al nuovo incontro fissato per oggi, il segretario della Cisl, afferma che sono state portate “proposte precise per far in modo che i senatori in primis possano cambiare il ddl. Ci crediamo: a volere una scuola piu’ efficace ed efficiente e partecipativa siamo noi lavoratori e lavoratrici. Non abbiamo bisogno di presidi sceriffi o di spaccare in due il mondo del precariato tra chi ha una risposta e chi non ce l’ha”.

Inoltre, rispondendo alle parole del premier riguardo l’idea di un sindacato unico, Annamaria Furlan ha affermato che il presidente del Consiglio conosce “poco la storia e l’attualità del nostro sindacato italiano, che è pluralista, ha tre grandi centrali confederali. – ed ha aggiunto – A volte facciamo azioni compatte, alle volte abbiamo posizioni distinte: questo è il pluralismo e la democrazia che va non solo salvaguardata, ma anche riconosciuta”

“Ieri il governatore della Banca d’Italia ha fatto una relazione con spunti interessanti e condivisibili. Ha fatto un appello all’Europa perché cambi, perché dall’Europa della moneta e dell’austerità’ si realizzi l’Europa della gente che ha al centro il lavoro”. Così il segretario generale della Cisl Furlan sugli ultimi dati economici. “C’è una piccola ripresa – ha detto Furlan – e questo è positivo ma non è assolutamente sufficiente. Non abbiamo un modello di sviluppo e crescita nel Paese: per fare questo, bisogna che insieme, chi governa il Paese e chi rappresenta il lavoro, definiscano quale percorso straordinario questo Paese deve fare per uscire da crisi”.