ATTACCO AI FIUMI DELLA TERRA

Una protesta a bordo di kayak contro la costruzione di migliaia di dighe nei Balcani. Lo scorso 16 aprile, dal lago di Bohinji, in Slovenia, è partita un’insolita carovana composta da decine di persone con l’obiettivo di solcare diciotto fiumi nel corso di 35 giorni, per protestare contro un possibile disastro ambientale.

Si tratta della costruzione, nei prossimi anni, di 2.700 dighe, fra cui 113 in parchi nazionali; un intervento che – secondo gli organizzatori della manifestazione – avrà conseguenze gravi sui fiumi, sull’ambiente circostante e sugli animali. D’altronde i fiumi sono molto di più di una semplice via d’acqua. Con i banchi, le isole, le pianure alluvionali e i guadi, i corsi d’acqua naturali sono tra gli ecosistemi ricchi di biodiversità.

L’insediamento idroelettrico distrugge questa diversità fondamentalmente perché blocca la natura dinamica del fiume. Tuttavia, per molte persone è difficile riconoscere la piena portata dell’impatto idroelettrico, poiché gran parte del danno è nascosto sotto l’acqua. E visto che il letto del fiume sembra uguale a quello di prima, tutto viene considerato normale.

Così non è. Un fiume naturale ha poco in comune con un serbatoio, così come una foresta vergine ne ha con una piantagione di abete rosso, entrambi costituiti da alberi ma con ecosistemi fondamentalmente differenti. L’energia idroelettrica non è rinnovabile, né è una forma “verde” della produzione di energia. Ha un impatto enorme su bacini idrici, pianure alluvionali e biodiversità che modifica per sempre, se non addirittura distrugge a titolo definitivo.

Gli sportivi con i loro kayak attraverseranno, una pagaiata dopo l’altra, la Slovenia, la Croazia, la Bosnia, la Macedonia, il Montenegro e termineranno il loro viaggio di protesta in Albania, il 20 maggio prossimo. La manifestazione fa parte della campagna internazionale Save the Blue Heart of Europe, iniziativa nata per proteggere le acque dolci dei Balcani. Il gruppo di canoisti è guidato dall’ex atleta olimpionico sloveno Rok Rozman, al grido di “salviamo i nostri fiumi”. Rok Rozman, (3 ° posto WC Poznan del 2009, 4 ° posto OG Pechino 2008), biologo, pescatore a mosca, avventuriero, kayakerè è il fondatore di un movimento per la promozione e la protezione degli ecosistemi acquatici.

“I fiumi balcanici sono più di semplici fornitori di megawatt – ha dichiarato Ulrich Eichelmann, coordinatore della campagna Save the Blue Heart of Europe. – Hanno un importante valore ricreativo per le persone e offrono habitat indispensabili per le specie animali e vegetali. Abbiamo la necessità di difendere questo patrimonio naturale europeo contro l’avidità delle aziende e delle banche”.

Ma la battaglia dei Balcani non è solo per l’Europa. Secondo gli organizzatori, l’espansione idroelettrica minaccia gli ultimi sistemi fluviali intatti in tutto il mondo, dal bacino amazzonico e la Mesopotamia fino all’Himalaya, dal Borneo al Cile. Anche in regioni sfruttate come le Alpi, dove molti fiumi sono già utilizzati per la generazione di energia, la direzione presa è quella di sfruttare i restanti ultimi tratti fluviali. Nel 2010, in tutto il mondo spese per la costruzione di nuove centrali idroelettriche pari a circa 100 miliardi di dollari Usa (in confronto: 19 miliardi sono stati spesi per energia solare). Sotto la maschera di “La produzione di energia verde”. Uno schiaffo al pianeta, un inganno lessicale – secondo Eichelmann – dove sotto una presunta bandiera ambientalista si distrugge invece il Creato.