Amianto, Guariniello pronto per il processo bis

Non più un’indagine sul solo disastro ambientale: questa volta i magistrati procedono per omicidio volontario. Ben 256 le morti sospette. “La Suprema Corte ha sancito che il reato di disastro è stato commesso con dolo – fa notare il pm Raffaele Guariniello, che ha coordinato l’accusa nel processo Eternit di primo e secondo grado -. Che poi sia caduto in prescrizione non cambia nulla. La giustizia non è un sogno, ma qualcosa che si può realizzare. E’ questa la speranza che dobbiamo dare alla gente”. E’ anche per questo motivo che Guariniello si è detto entusiasta delle parole di Renzi sulla prescrizione.

Proprio sui termini della prescrizione che si è acceso il dibattito. Un problema “sollevato da anni” dai magistrati, secondo l’Associazione nazionale magistrati. E lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo riconosce: “Le domande di giustizia non vengono meno” nel tempo. “Non può esistere una prescrizione – sottolinea – che impedisce di dire cosa sia giusto o no. Bisogna fare più veloce: se sei colpevole sei colpevole, se innocente sei innocente. Non è che se passa il tempo si cancella qualcosa”. La pensano allo stesso modo i presidenti delle due Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini. “La legge sulla prescrizione è sbagliata e va cambiata al più presto. Sono 15 anni che lo dico”, osserva Grasso, che trova subito l’intesa con la Boldrini per far partire dalla Camera la discussione sulla revisione dell’istituto. “Il lavoro è ancora lungo, ancora si vedono gli effetti di quello che è stato fatto con l’impiego dell’amianto, ma se non interveniamo questi effetti andranno ancora avanti”, afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che annuncia 15 milioni di euro “subito spendibili” per le bonifiche da amianto.

Un dato è certo: a Casale Monferrato, 36 mila abitanti in provincia di Alessandria, dove fino al 1986 c’era uno dei quattro stabilimenti italiani della Eternit (dal 1907), i morti accertati per mesotelioma da amianto sono stati oltre 2 mila. E altri ancora ce ne saranno, perché il “picco” è previsto dagli esperti per il 2020. Gli altri stabilimenti coinvolti nei processi sono quelli di Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Anche qui morti per amianto. Anche qui rabbia e lacrime per una sentenza percepita come ingiusta. E’ con questo sentimento che tutta Casale Monferrato e le altre città coinvolte sono scese in piazza ieri per manifestare il loro disagio.