Allarme Unesco-Unicef: “Istruzione negata a 63 milioni di adolescenti”

Milano

A circa 63 milioni di adolescenti tra i 12 a 15 anni viene negato il diritto all’istruzione. A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto congiunto dell’Istituto per le statistiche dell’Unesco e dell’Unicef, intitolato Fixing the Broken Promise of Education for All: Findings from the Global Initiative on Out-of-School Children, le “promesse non mantenute sull’educazione per tutti: i risultati sull’iniziativa globale per i bambini non scolarizzati”. Il report è stato presentato ieri durante la seconda giornata dell’Education World Forum di Londra, il più grande raduno di ministri dell’Istruzione al mondo che terminerà il prossimo 21 gennaio.

Il rapporto, finanziato dalla Global Partnership for Education, evidenzia che 121 milioni di bambini e adolescenti non hanno mai iniziato la scuola o l’hanno abbandonata, nonostante la promessa della comunità internazionale di raggiungere “l’istruzione per tutti” entro il 2015. I dati mostrano che dal 2007 non sono stati registrati progressi per la riduzione di questo numero. I bambini che vivono in situazioni di conflitti, quelli che lavorano e che devono affrontare discriminazioni su base etnica, per questioni di genere o per disabilità sono i più colpiti.

“Il lavoro, così come le strategie consolidate basate su più insegnanti, più aule e più libri di testo non sono sufficienti per raggiungere i bambini più svantaggiati – ha dichiarato il direttore generale dell’Unesco Irina Bokova – Abbiamo bisogno di interventi mirati per raggiungere le famiglie sfollate a causa dei conflitti, le ragazze costrette a rimanere a casa, i bambini con disabilità e i milioni costretti a lavorare. Ma queste politiche hanno un costo. Per questo proponiamo di fare un appello per mobilitare le risorse necessarie per garantire l’istruzione di base per ogni bambino, una volta per tutte”.

“Per realizzare la promessa dell’istruzione universale per ogni bambino, abbiamo bisogno di un impegno globale per investire in tre aree: aumentare il numero di bambini nella scuola primaria; aiutare più bambini – soprattutto le femmine – a proseguire la scuola frequentando la scuola secondaria; migliorare la qualità dell’apprendimento che ricevono”, ha affermato il direttore generale dell’Unicef Anthony Lake. “Non ci dovrebbe essere alcun dibattito tra queste priorità: dobbiamo farle tutte e tre, perché il successo di ciascun bambino – e l’impatto del nostro investimento nella formazione – dipende da tutte e tre queste priorità”.

Se le attuali tendenze dovessero continuare, è probabile che 25 milioni di bambini – 15 milioni di bambine e 10 milioni di ragazzi – non metteranno mai piede in una classe. Molti di loro sono dei cosiddetti “bambini invisibili”, sconosciuti agli uffici delle anagrafi dei loro Paesi e perciò impossibili da monitorare. I più alti tassi di abbandono scolastico si registrano in Eritrea e Liberia, dove rispettivamente il 66% e il 59% dei bambini non frequentano la scuola primaria. In Pakistan, il 58% delle adolescenti di età compresa tra i 12 e i 15 anni non va a scuola, rispetto al 49% dei ragazzi. Secondo il rapporto, la povertà è il più grande ostacolo alla formazione. In Nigeria, i due terzi dei bambini delle famiglie più povere non vanno a scuola e quasi il 90% di loro probabilmente non sarà mai iscritto. Al contrario, solo il 5% dei bambini più ricchi non va a scuola e si ritiene che la maggior parte di loro cominci prossimamente.