Obiezione vietata anche in una Usl di Rovigo

Ci risiamo. Dopo il caso del bando per due ginecologi non obiettori al San Camillo di Roma, una vicenda analoga arriva dal Veneto, dove la ex Usl 18 di Rovigo (dal 1° gennaio, con la riorganizzazione, è stata accorpata alla Usl 19 di Adria nella nuova Ulss 5 Polesana) ha assunto un biologo non obiettore per l’ospedale San Luca di Trecenta, in provincia di Rovigo. Il motivo: due biologhe del Centro di procreazione medicalmente assistita hanno optato per l’obiezione di coscienza e questo avrebbe messo in crisi l’iter di circa 150 coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione artificiale mentre altre 320 sono in attesa.

Come riferisce “Il Gazzettino”, la nuova biologa è stata selezionata con un bando nel quale si precisava che l’obiezione costituiva “giusta causa di recesso dell’Azienda, in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile”.

“Il nostro obiettivo – ha detto il direttore dell’Usl Rovigo 18, Domenico Compostella secondo il quale la carenza di biologi risale al 2015 – è quello di assicurare la continuità dell’attività, anche perché l’erogazione della procreazione medicalmente assistita rientra tra i Lea. E la figura del biologo è fondamentale”. Il dirigente prima di aprire il bando ha chiesto un parere giuridico-amministrativo per assicurarsi di non violare alcuna legge.  La graduatoria è stata approvata con decreto del Direttore Generale n. 1190 del 28 dicembre 2016.

Il problema è che con la scusa di garantire determinati servizi, si sta realizzando un subdolo tentativo di scardinare l’istituto costituzionalmente riconosciuto dell’obiezione, mettendo in atto un’odiosa discriminazione nei confronti di chi, per motivi etici o religiosi, si rifiuta di agire in modo contrario alla propria coscienza.