Eternit: Dopo il danno la beffa, nessun risarcimento per i parenti delle vittime

Sono state depositate oggi le motivazioni del verdetto di prescrizione del processo torinese per le morti da amianto prima ancora del rinvio a giudizio dell’imprenditore svizzero Schmideiny, tale decisione ha, tra l’altro, annullato i risarcimenti alle vittime. La Cassazione sottolinea che il tribunale avrebbe confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato” e dunque la Corte di Appello ha inavvertitamente aggiunto alla causa del disastro eventi ad esso estranei, come quelli delle malattie e delle morti, che semmai dovevano costituire capi di imputazioni differenti, come lesioni e omicidio.

Ad avviso della Cassazione, l’imputazione del disastro a carico dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio, dato che la condanna massima sarebbe stata troppo bassa per chi miete morti e malati, perché punita al massimo con 12 anni di reclusione. I giudici supremi nel verdetto Eternit scrivono che colui che consapevolmente provoca “con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi”, ovvero “una strage”, verrebbe punito con un solo anno di carcere e questo è insostenibile “dal punto di vista sistematico”, oltre che “contrario al buon senso”.

Sconvolge e fa riflettere il fatto che per questo gap nel sistema sono decaduti tutti gli interessi civili e il risarcimento dei danni, dato che la prescrizione del reato è avvenuta prima della sentenza di primo grado. Dal 93 infatti, anno in cui era stato ordinato dagli Enti pubblici alla bonifica dei siti, c’era stato il rinvio a giudizio nel 2009 e la sentenza di primo grado fissata al 2012, ma nel frattempo sono passati ben oltre 15 anni, quelli necessari per la maturazione della prescrizione.