Nabbovaldo, il videogame che insegna a navigare sicuri

Intervista di Interris.it a Giorgia Bassi, esperta della ludoteca del Registro.it, tra gli ideatori e sviluppatori del serious game

Colorato, divertente, ma con un fine educativo. Si chiama “Nabbovaldo e il ricatto dal cyberspazio” il videogioco didattico, un’iniziativa della Ludoteca del Registro.it, organismo che, in seno all’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, da oltre trent’anni assegna e gestisce i domini a targa italiana. Sviluppato in collaborazione con Symmaceo e Grifo Multimedia – e disponibile su App Store di Apple  e Google Play – è ispirato al fumetto “Nabbovaldo contro i Pc zombie”, della collana “Comics & Science” edita dal Cnr, dove il protagonista, un adolescente sempre online ma ingenuo nell’affrontare i pericoli del cyberspazio, si muove a “Internetopoli“, la città della Rete. 

La trama

Il videogioco racconta la storia di Nabbo, un professionista tuttofare che si trova coinvolto in un’avventura con al centro un Ramsonware (un malware che estorce denaro) che terrà sotto scacco l’intera città e dovrà indagare cercando una soluzione. Ambienti, mappe, dialoghi, scenari multipli sono i contenuti – validati dai ricercatori del CNR – alla base del videogame che ha l’obiettivo di approfondire, tra i bambini e i ragazzi, le conoscenze legate al Web e la sicurezza online.

Uno strumento didattico

Attraverso le modalità tipiche di un videogame, “Nabbovaldo e il ricatto del cyberspazio” è stato pensato come uno strumento didattico per gli insegnanti. Ha come scopo quello di insegnare, in modo anche ironico, termini informatici, nozioni di base e comportamenti corretti per navigare in sicurezza nella rete. Una sezione del videogame è stata nominata “Nabbopedia”, una sorta di enciclopedia dove sarà possibile scoprire il significato di alcuni termini tecnici come Trojan, Firewall, Adware, Antivirus, Troll, Ransomware, Scandisk e Spyware. Il gioco, infatti, oltre alla modalità “single-player”, prevede una versione desktop Windows e MacOS per l’utilizzo didattico in classe. La metodologia proposta dalla Ludoteca del Registro.it sarà inoltre quella della “flipped classroom”, ovvero il momento di confronto in classe come base per un apprendimento attivo e collaborativo, ma anche con il coinvolgimento di studenti degli istituti superiori nel ruolo di “tutor” per gli alunni delle scuole di ordine inferiore.

L’intervista

Per approfondire l’argomento cybersicurezza, Interris.it ha intervistato Giorgia Bassi, esperta della Ludoteca del Registro.it, oltre che tra gli ideatori e sviluppatori del videogioco didattico Nabbovaldo e il ricatto dal cyberspazio”. 

Un tuttofare di nome Nabbo alle prese con un ramsomware. Dottoressa, come è nata l’idea di questo videogame?

“L’idea è nata nell’ambito del progetto Ludoteca del Registro .it, dedicato alla diffusione della cultura digitale tra le giovani generazioni. In particolare, negli ultimi due anni, abbiamo deciso di approfondire il tema della cybersecurity, su cui c’è molto lavoro da fare in termini di consapevolezza. Siamo partiti realizzando una serie di comics pubblicati nella collana Comics&Science edita dal Cnr, il cui protagonista è appunto Nabbovaldo, un giovane appassionato di digitale ma impreparato (un “nabbo”, nel gergo dell’online un “novellino”) ad affrontare alcuni pericoli. La scelta di sviluppare un videogioco con protagonista questo personaggio e interamente dedicato alla sicurezza informatica punta soprattutto a intercettare i ragazzi di età tra i 10 e 14 anni, assidui giocatori e particolarmente esposti ad alcune minacce cyber”.

L’obiettivo è quello di far conoscere ai ragazzi i pericoli di internet, con speciale attenzione ai social, truffe online, virus… Ma qual è oggi il rapporto dei giovani con la rete?

“Sicuramente per loro la Rete è soprattutto una grande opportunità, un’appendice della loro identità ‘reale’, sempre che abbia ancora senso parlare di un confine tra queste due dimensioni. Il loro rapporto con il digitale non può che essere spontaneo, naturale anche se segnato da una “voracità”, una fretta di fruire le risorse che spesso si porta dietro il rischio di commettere qualche leggerezza, anche con gravi conseguenze. Per fare qualche esempio, in tutte le fasce d’età coinvolte dal nostro progetto, ricorre un atteggiamento superficiale e frettoloso nel compiere alcune azioni critiche come, ad esempio, il download di applicazioni, la gestione dei permessi delle app, la scelta delle password”.

Il videogame che vede come protagonista Nabbo è definito anche serious game: cosa significa?

“Il videogioco è un’avventura single player articolata in quattro capitoli. L’aggettivo ‘serious’ si riferisce alla finalità educativa: far conoscere ai ragazzi le principali cyber minacce e tipi di attacco, le vulnerabilità e le contromisure tecniche ma soprattutto comportamentali”.

Quanto è importante che l’educazione digitale parta dai banchi delle scuole? 

“E’ un aspetto cruciale. Come Ludoteca del Registro.it crediamo molto nel concetto di ‘fare rete’, investendo sull’educazione digitale dei piccoli utenti grazie alla stretta collaborazione tra scuola e famiglie. Tra qualche mese avvieremo i laboratori nelle classi, strutturati proprio a partire dalle tematiche del videogioco. Naturalmente abbiamo programmato momenti di formazione per i docenti per avvicinarli al mondo del videogioco, sia dal punto di vista delle modalità didattiche che dei contenuti”.

Un consiglio per tutti i genitori che vedono i loro figli approcciarsi alla rete?

“E’ importante creare uno spazio di condivisione, di confronto. Ovviamente per i ragazzi, come abbiamo già sottolineato, internet e tutte le risorse digitale non hanno segreti dal punto di vista della semplice fruizione. Ci sono però forti lacune da riempire in termini di approccio responsabile e senso critico. Qui il genitore o comunque l’adulto può fare la differenza, portando il proprio bagaglio di esperienza e maturità anche nel mondo dell’online con alcune regole comportamentali, come ad esempio la cautela nei confronti di chi non si conosce”.