22 ANNI FA LA STRAGE DI VIA PALESTRO

La sera del 27 luglio del 1993, la città di Milano venne scossa da un attentato dinamitardo, rivendicato da Cosa nostra, nella quale persero la vita cinque persone: Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’Agente di Polizia Municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, immigrato marocchino che dormiva su una panchina. Un autobomba venne fatta esplodere in via Palestro presso la Galleria d’Arte Moderna.

Nel mese di maggio dello stesso anno, i mafiosi di Brancaccio Barranca, Spatuzza, Lo Nigro e Giuliano, prepararono e confezionarono dell’esplosivo in una casa fatiscente a Corso dei Mille, messa a disposizione da un altro mafioso, Antonio Mangano. A metà luglio, le due balle esplosivve vennero nascoste in un doppio fondo ricavato nel camion di un autotrasportatore, Pietro Carra, che gravitava negli ambienti mafiosi di Brancaccio, che le trasportò fino ad Arluno, un paese in provincia di Milano.

La sera del 27 luglio, un agente della polizia locale notò che da una fiat uno (che risulterà poi rubata) parcheggiata in via Palestro, fuoriusciva del fumo biancastro. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco che accertarono la presenza di un ordigno esplosivo all’interno della macchina. Tuttavia, l’auto esplose qualche istante dopo, uccidendo i presenti e un marocchino che dormiva su una panchina, raggiunto da una scheggia. L’onda d’urto dell’esplosione distrusse i vetri dei palazzi adiacenti, danneggiando alcuni ambienti della vicina Galleria d’Arte Moderna, provocando il crollo  del muro esterno del Padiglione di Arte Contemporanea. Durante la notte, una sacca di gas, dovuta alla rottura di una tubature, esplose, procurando ingenti danni al Padiglione e alle opere che conteneva. Anche la vicinissima Villa Reale fu danneggiata.

Le indagini ricostruirono l’esecuzione della strage di via Palestro grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pietro Carra, Antonio Scarano, Emanuele Di Natale e Umberto Maniscalco. Nel 1998 Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano, Gaspare Spatuzza, Luigi Giacalone, Salvatore Benigno, Antonio Scarano, Antonino Mangano e Salvatore Grigoli vennero riconosciuti come esecutori materiali della strage di via Palestro. Nella stessa sentenza, tuttavia, si leggeva: «[…] Purtroppo, la mancata individuazione della base delle operazioni a Milano e dei soggetti che in questa città ebbero, sicuramente, a dare sostegno logistico e contributo manuale alla strage non ha consentito di penetrare in quelle realtà che, come dimostrato dall’investigazione condotta nelle altre vicende all’esame di questa Corte, si sono rivelate più promettenti sotto il profilo della verifica “esterna”».

Nel 2002, la Procura di Firenze dispose l’arresto dei fratelli Formoso, in base alle dichiarazioni dei collaboratori Carra e Scarano, identificati come autori materiali della strage di via Palestro. Nel 2003 vennero condannati all’ergastolo, sentenza confermata anche nei due gradi successivi di giudizio.