Vergari (Terre des Hommes): “Vittime di reati online senza giustizia, cosa fare”

Hate speech, social challenge, violenza online: l'intervista a Donatella Vergari, Presidente di Terre des Hommes, su come tutelare i nostri figli in rete e su cosa c'è ancora da fare a livello istituzionale

“Troppo spesso accade che le vittime di reati online (odio, sostituzione identità, etc) non ottengano giustizia, perché con i social è quasi impossibile ottenere collaborazione e perché ci sono molti elementi che ostacolano l’attività giudiziaria”. E’ l’allarme che lancia, dalle colonne di InTerris.it, la dottoressa Donatella Vergari, Presidente di Terre des Hommes Italia, a pochi giorni dall’incontro “Violenza online – I social network nuovi protagonisti della protezione dei minorenni?” che si è svolto lo scorso 10 maggio a Roma.

Bambini e ragazzi indifesi online

Una ricerca della World Wide Web Foundation riporta che il 52% delle adolescenti e giovani donne di 180 Paesi ha subito molestie e abusi online. In Italia l’Osservatorio indifesa, condotto ogni anno da Terre des Hommes e OneDay Group, conferma che 7 ragazzi su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro quando navigano in rete e soprattutto le femmine sono spaventate dai rischi di subire molestie e abusi. I ragazzi e le ragazze hanno paura del web, perché si sentono poco protetti dai suoi rischi. Eppure, dal 2016 al 2021, l’80% dei procedimenti penali per discorsi di odio è finito con una archiviazione o una assoluzione.

Hate speech, social challenge, violenza online: le pagine di cronaca ci ricordano continuamente quanto il web possa anche essere un luogo pericoloso per i bambini, le bambine e gli adolescenti. A rendere ancora più tragiche queste esperienze, c’è la consapevolezza che spesso i crimini e la violenza in rete restino impuniti.

La Fondazione Terre des Hommes Italia

Terre des Hommes Italia si pone come obiettivo il contrasto alla violenza, l’abuso e lo sfruttamento minorile e l’educazione informale, le cure mediche e il cibo per ogni bambino. Porta avanti circa 130 progetti in 22 Paesi del mondo, avvalendosi sempre di proprio personale (i delegati) e collaborando sul campo con diversi partner locali.

In Italia è impegnata in campagne di sensibilizzazione per la prevenzione degli abusi sui bambini (IO Proteggo i bambini, Non scuoterlo sulla Shaken Baby Syndrome), per il diritto universale all’educazione (IO Sono presente), contro il traffico dei minori (Stop Child Trafficking e Tutti in campo per i bambini) e con campagne contro il bullismo, cyberbullismo e la violenza di genere (InDifesa).

Con la Presidente di Terre des Hommes Italia, la dottoressa Donatella Vergari, analizziamo le criticità che, a tutt’oggi, limitano una difesa efficace dei minori esposti alla violenza in rete e ascoltiamo le cinque proposte concrete per arginare il fenomeno.

La dottoressa Donatella Vergari, Presidente di Terre des Hommes Italia

L’intervista a Donatella Vergari

Dottoressa Vergari, lei è Presidente di Terre des Hommes Italia, onere o onore?
“E’ un onore rappresentare una Fondazione operativa in Italia e nel mondo in difesa e promozione dell’infanzia da più di sessant’anni. Certo, a volte le situazioni che trattiamo possono essere molto dure ed emotivamente coinvolgenti, ma essere coscienti della finalità che le accompagna è di grande aiuto, alimenta la motivazione e quindi aiuta a mantenere alto ed attivo lo spirito di partecipazione”.

Quali sono i punti salienti e le novità evidenziate nell’incontro “violenza online”?
“Il nostro position paper ha di nuovo il taglio e l’obiettivo che si propone. Non ci focalizziamo sul contrasto dei fenomeni di violenza o sul rendere solo più sicura la rete, ma vogliamo invece puntare a colmare un vulnus chiaro: la difesa della vittima.
Troppo spesso accade infatti che vittime di reati online (odio, sostituzione identità, etc) non ottengano giustizia, perché con i social è quasi impossibile ottenere collaborazione e perché ci sono molti elementi che ostacolano l’attività giudiziaria. Sono questi i punti su cui ci focalizziamo e che quindi costituiscono le novità del nostro posizionamento”. 

Perché i minori sotto i 13 anni non dovrebbero essere sulle piattaforme?
“Non dovrebbero per molte ragioni: lo prevede il GDPR sulla privacy e le stesse regole di utilizzo previste dagli stessi social. Anche la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo punta a non sovra esporre i minori sui media. Molte le pronunce di giudici che hanno evidenziato la pericolosità dei social, invitando le famiglie a monitorare l’uso e accompagnare i bambini. Di qui l’opportunità che si rispettino i limiti di età e comunque si accompagnino sempre, prima, i figli, per educarli ad un uso ‘sano'”.

Challenge via social. Qual è il potenziale lesivo e come arginare i rischi?
“Il potenziale lesivo è immenso perché sono sfide che toccano le corde emotive e le fragilità dei nostri ragazzi. Il caso che abbiamo – purtroppo – potuto raccontare alla conferenza, del ragazzo vittima a Milano di una challenge in cui si invitava a provocarsi un soffocamento per perdere sensi momentaneamente, ne è un esempio. Le challenge non colpiscono solo i ragazzi che non hanno relazioni sociali e problemi, ma possono anzi stuzzicare proprio coloro che si sentono forti e invincibili. Perché gli adolescenti sono sensibili alle sfide; è un’età in cui la sfida la raccogli e pensi di potercela fare. Sempre. Ma non è così. Per questo è urgentissimo che siano istituiti dei meccanismi per riuscire a rimuovere in tempi rapidissimi un contenuto che sia dichiarato pericoloso. Ci vuole quindi un organismo (Authority) che possa avere questo mandato, di valutare il contenuto e – se ritenuto pericoloso – obbligare il social a rimuoverlo entro 48h”.

Quale difesa effettiva esiste oggi per i minori vittime di reato on line? 
“Le strade sono queste che le riporto, ma tutte non portano a nulla, come vedrà. Esempio di caso tipo: un minore è vittima di hate speech  (messaggio di odio). Per difendersi può: segnalare la cosa usando gli strumenti interni del social. Ma questo risponderà che NON viola gli standard e dunque non ci può fare nulla. Nessuna tutela quindi. Sporgere querela – contro persona ignota: ma il giudice NON potrà fare molto perché NON potrà identificare la persona che si nasconde dietro al nick name. E quindi archivierà. Nessuna tutela. Scrivere una PEC al social, ma il social risponderà che NON ha giurisdizione per l’Italia e che quindi va scritta una PEC o raccomandata alla casa madre in USA o Irlanda etc. Dunque nessuna tutela. Per queste ragioni abbiamo stilato cinque proposte concrete di riforma”.

cyberbullismo

Quali sono le proposte di riforma di Terre des Hommes?”
“Primo: si istituisca, quale prestazione obbligatoria delle piattaforme, un canale di contatto telematico attraverso il quale qualsiasi persona, ente, o autorità possa notificare la presenza sulla piattaforma di contenuti ritenuti illegali o inviare qualsiasi altra comunicazione di natura legale. Le notifiche e le comunicazioni inviate al contatto telematico devono essere considerate idonee e sufficienti per la formale messa a conoscenza dei contenuti segnalati.
Secondo: si renda effettivamente perseguibile l’autore del reato, identificandolo nei casi previsti dalla legge. La collaborazione con le autorità procedenti dovrà essere considerata una prestazione obbligatoria delle piattaforme con relative sanzioni amministrative in caso di inadempimento.
Terzo: sia individuata con certezza, anche per i reati commessi via social, la relativa giurisdizione, intendendosi in ogni caso commesso nel territorio dello Stato il reato posto in essere mediante l’impiego di sistemi informatici o telematici in danno di persona offesa che su tale territorio abbia la residenza, la dimora o il domicilio.
Quarto: sia individuata con certezza anche la competenza territoriale dei reati commessi attraverso la rete, analogamente a quanto previsto per quelli commessi attraverso trasmissioni televisive o radiofoniche, la competenza dovrà essere determinata con riferimento al luogo di residenza della persona offesa dal reato.
Quinto: si istituisca un’Autorità Garante dei Diritti degli Utenti della Rete e di Protezione dei Minori per rendere più effettiva la protezione dei minori nei casi in cui esiste oggi un vuoto di tutela, assicurando una rapida presa in carico delle segnalazioni per permettere una tempestiva rimozione dei contenuti illeciti senza costi per gli utenti e sanzioni amministrative in caso di inadempimento”.

Vuole fare una conclusione?
“Sì. E’ davvero importante mettere a terra le nostre proposte di riforma perché ad oggi centinaia di casi, cioè di vittime, non hanno giustizia e questo perché si lasciano impuniti gli autori. Una maggiore difesa significa maggiore contrasto e quindi contenimento del fenomeno. Altro asse è poi l’educazione al digitale. Bisognerebbe che entrasse nelle scuole come materia di studio. L’educazione civica potrebbe accogliere anche questa materia!”.