Giornata della Terra: cosa possiamo imparare dal disastro della Union Oil

Oggi, 22 aprile, il mondo festeggia la Giornata della Terra. L'Earth Day (questo il nome originale scelto dalle Nazioni Unite) vuole accendere un faro sulla necessità di tutelare l'ambiente e la salvaguardare la Terra e, al contempo, vuole celebrare le bellezze del Terzo Pianeta del Sistema Solare.

Oggi, 22 aprile, il mondo festeggia la Giornata della Terra. L’Earth Day (questo il nome originale scelto dalle Nazioni Unite) vuole accendere un faro sulla necessità di tutelare l’ambiente e la salvaguardare la Terra e, al contempo, vuole celebrare le bellezze del Terzo Pianeta del Sistema Solare.

La scelta della data non è casuale. A differenza di molte altre Giornate Onu, questa non è legata a fatti storici ma…naturali. Le nazioni Unite hanno infatti scelto il 22 aprile perché cade un mese e un giorno esatto dall’equinozio di primavera, il 21 marzo, simbolo di rinascita della natura e dunque della vita.

La storia della Giornata della Terra

La Giornata della Terra, nacque, in effetti, dalla pubblicazione, nel 1962, del libro, manifesto ambientalista, “Primavera silenziosa” (Silent Spring) della biologa e zoologa statunitense, Rachel Louise Carson (Springdale, 27 maggio 1907 – Silver Spring, 14 aprile 1964).

Il suo titolo deriva dalla constatazione del maggior silenzio nei campi primaverili, rispetto ai decenni passati, dovuto alla diminuzione del numero di uccelli canori provocato dall’utilizzo massiccio di insetticidi. Il libro è comunemente ritenuto una sorta di manifesto antesignano del movimento ambientalista e descrive con tanto di ricerche e analisi scientifiche i danni irreversibili del DDT e dei fitofarmaci in genere sia sull’ambiente sia sugli esseri umani.

“Primavera silenziosa” e Rachel L. Carson

Il disastro della Union Oil, il peggiore della storia della California

L’Earth Day prese definitivamente forma nel 1969 a seguito del disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara, in California, a seguito del quale il senatore Nelson decise fosse giunto il momento di portare le questioni ambientali all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico. “Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”.

Il 29 gennaio 1969 una piattaforma petrolifera localizzata nel Canale di Santa Barbara, a 10 chilometro dalla città di Santa Barbara (nel sud della California) esplose. A causare lo scoppio furono le fortissime pressioni sotterranee causate dall’opera di trivellamento del fondale marino.

In dieci giorni, si stima che da 80.000 a 100.000 barili di petrolio greggio si riversarono nel canale e sulle spiagge della contea di Santa Barbara, inquinando chilometri di costa, da Goleta a Ventura, fino a toccare le coste delle quattro Isole settentrionali. La fuoriuscita ebbe un impatto significativo sulla vita marina della zona, uccidendo circa 3.500 uccelli, così come altri animali acquatici quali delfini, elefanti marini, balene e pesci.

Quella della Union Oli è rimasta per quasi venti anni la più grande fuoriuscita di petrolio al mondo, poi superata sia dal disastro della piattaforma Deepwater Horizon del 2010 nel Golfo del Messico, sia da quello della petroliera Exxon Valdez, che sbatté contro un iceberg in Alaska nel 1989. Quello della Union Oil rimane comunque il peggior disastro ambientale per fuoriuscita di greggio della storia della California.

I margini da Nord a Sud del disastro della Union Oil

Venti milioni di americani per l’ambiente

Il 22 aprile 1970, ispirandosi a questo principio, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una manifestazione a difesa della Terra. I gruppi che singolarmente avevano combattuto contro l’inquinamento da combustibili fossili, contro l’inquinamento delle fabbriche e delle centrali elettriche, i rifiuti tossici, i pesticidi, la progressiva desertificazione e l’estinzione della fauna selvatica, improvvisamente compresero di condividere valori comuni. Migliaia di college e università organizzarono proteste contro il degrado ambientale: da allora il 22 aprile prese il nome di Earth Day, la Giornata della Terra. Ad oggi, sono coinvolte oltre 193 Nazioni nel mondo.

Il Summit internazionale sull’ambiente

Oggi e domani il neo presidente Usa Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris presiedono il primo Summit per l’ambiente dell’era post Trump. Sono presenti 40 capi di Stato, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping e il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi.

Anche Papa Francesco interviene in videoconferenza dal Vaticano. Secondo l’agenda divulgata dal Dipartimento di Stato americano e riportata dal Sir, il suo contributo riguarda la seconda sessione, focalizzata sull’investire nelle soluzioni climatiche.

Nello specifico, questa parte dei lavori si discute di investimenti dell’uso delle finanze pubbliche per mitigare gli effetti del climate change nei Paesi in via di sviluppo – tema caro al Pontefice – e si valutano i passi per spostare 3.000 miliardi di dollari di investimenti privati nella transizione verso un’economia a emissioni zero entro il 2.050.

L’attenzione di Papa Francesco per l’Uomo e l’ambiente

Il Papa è da sempre molto attento alla questione ambientale, strettamente legata alla visione antropologica cristiana. Nell’omelia della messa inaugurale del pontificato, Bergoglio richiamato proprio l’esempio di san Francesco di Assisi per invitare tutti ad aver rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.

Nella stessa occasione, rivolse un appello ai governanti e a tutti gli abitanti del pianeta affinché tutelassero la nostra “casa comune”. A questo tema, ha dedicato la sua seconda enciclica, “Laudato si’“, nome ripreso dal Cantico delle Creature di san Francesco, in cui il Poverello loda il Signore per le sue meravigliose creature e per la madre Terra.

L’iniziativa One People One Planet

“L’inserimento dello sviluppo sostenibile nella Costituzione sarà la migliore risposta che l’Italia potrà dare alla sfida di realizzare un Patto Educativo Globale, come auspicato da Papa Francesco, per imprimere una svolta alla storia dell’umanità verso orizzonti di fratellanza”. Lo ha affermato il Presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile (Asvis) Pierluigi Stefanini, in occasione della maratona multimediale “One People One Planet organizzato da Rai Play e Earth Day Italia per la Giornata mondiale della Terra, in onda oggi sul sito e sull’app di Ray Play oltre che su onepeopleoneplanet.it.

“E’ una proposta dell’Asvis, fatta propria anche dal Governo Draghi” ha proseguito Stefanini, “che vuole garantire dignità costituzionale al principio di giustizia intergenerazionale e intragenerazionale” e rappresenta “un passo importante verso un mondo giusto, equo, tollerante, aperto e socialmente inclusivo che soddisfi anche i bisogni dei più vulnerabili“.