Ultima udienza generale sulla Misericordia, Bergoglio: “Pregate per i vivi e per i morti”

Si è concluso questa mattina nell’Aula Paolo VI, il ciclo di catechesi dedicato alla misericordia fatto da Papa Francesco durante le udienze generali del mercoledì. Un tempo di grazia sottolineato subito dal Pontefice: “Con la catechesi di oggi – ha detto Bergoglio – concludiamo il ciclo dedicato alla misericordia. Ma la misericordia deve continuare, eh!, le catechesi finiscono. Ringraziamo il Signore per tutto questo e conserviamolo nel cuore come consolazione e conforto”.

L’ultima opera di misericordia spirituale – ha proseguito – chiede di pregare per i vivi e per i defunti. Ad essa possiamo affiancare anche l’ultima opera di misericordia corporale che invita a seppellire i morti. Può sembrare una richiesta strana quest’ultima; e invece, in alcune zone del mondo che vivono sotto il flagello della guerra, con bombardamenti che giorno e notte seminano paura e vittime innocenti, questa opera è tristemente attuale. La Bibbia ha un bell’esempio in proposito: quello del vecchio Tobi, il quale, a rischio della propria vita, seppelliva i morti nonostante il divieto del re“.

Anche oggi – attualizza – c’è chi rischia la vita per dare sepoltura alle povere vittime delle guerre. Dunque, questa opera di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenza quotidiana…Per i cristiani, la sepoltura è un atto di pietà, ma anche un atto di grande fede. Deponiamo nella tomba il corpo dei nostri cari, con la speranza della loro risurrezione”.

Oltre all’opera di seppellire le salme, Francesco ricorda anche l’importanza di pregare per i nostri cari in cielo. “Pregare per i defunti – spiega – è, anzitutto, un segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che hanno fatto. È un ringraziamento al Signore per averceli donati e per il loro amore e la loro amicizia”.

Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare anche di pregare per i vivi, incalza il Papa che, “insieme con noi ogni giorno affrontano le prove della vita. La comunione dei santi indica che siamo tutti immersi nella vita di Dio e viviamo nel suo amore. Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè uniti tutti, no?, come un’unione; uniti nella comunità di quanti hanno ricevuto il Battesimo, e di quelli che si sono nutriti del Corpo di Cristo e fanno parte della grande famiglia di Dio. Tutti siamo la stessa famiglia, uniti. E per questo preghiamo gli uni per gli altri”.

Ci sono tanti modi diversi per pregare per il prossimo e, sottolinea il Papa, sono tutti validi e accetti a Dio “se fatti con il cuore”. “Penso in modo particolare alle mamme e ai papà che benedicono i loro figli al mattino e alla sera; penso alla preghiera per le persone malate, quando andiamo a trovarli e preghiamo per loro; all’intercessione silenziosa, a volte con le lacrime, in tante situazioni difficili, eh?, pregare per questa situazione difficile”.

In merito, il Pontefice racconta: “Ieri è venuto a messa a Santa Marta un bravo uomo, un imprenditore. Ma doveva chiudere la sua fabbrica perché non ce la faceva e piangeva quell’uomo, giovane, piangeva e diceva: ‘Io non me la sento di lasciare senza lavoro più di 50 famiglie. Io potrei dichiarare il fallimento dell’impresa, io me ne vado a casa con i miei soldi, ma il mio cuore piangerà tutta la vita per queste 50 famiglie’. Ecco un bravo cristiano! Ecco, che prega con le opere, prega: è venuto a messa a pregare perché il Signore gli dia un’uscita, non solo per lui, lui l’aveva: il fallimento. No, non per lui: per le 50 famiglie. Questo è un uomo che sa pregare, col cuore e con i fatti, sa pregare per il prossimo. E’ in una situazione difficile. E non cercare la via di uscita più facile: ‘Che si arrangino’, no. Questo è un cristiano. Mi ha fatto tanto bene sentirlo, tanto bene. E magari ce ne siano tanti così, oggi, in questo momento in cui tanta gente soffre per la mancanza di lavoro”.

Anche quando non sappiamo come pregare, “E’ lo Spirito che prega dentro di noi – prosegue il Papa -. Comunque, per noi e per gli altri, chiediamo sempre che si faccia la volontà di Dio, come nel Padre Nostro, perché la sua volontà è sicuramente il bene più grande, il bene di un Padre che non ci abbandona mai”.

Infine, l’ultima preghiera del ciclo voluto per l’anno giubilare: “Concludendo queste catechesi sulla misericordia, impegniamoci a pregare gli uni per gli altri perché le opere di misericordia corporale e spirituale diventino sempre più lo stile della nostra vita. Le catechesi, come ho detto all’inizio, finiscono qui. Abbiamo fatto il percorso delle 14 opere di misericordia ma la misericordia continua e dobbiamo esercitarla in questi 14 modi. Grazie”.