Solo 6 lavoratori su 100 lo chiederanno. Il Tfr in busta paga è già un flop

Tfr in busta paga? No grazie. La risposta della maggioranza degli italiani alla novità introdotta con la Legge di Stabilità sembra essere questa. Secondo Confesercenti, che ha citato un sondaggio condotto con Swg, ad oggi ne avrebbero fatto richiesta solo 6 lavoratori su 100 e appena l’11% vorrebbe farlo entro l’anno. La stragrande maggioranza (l’83%) lo lascerà accumulare dall’impresa in cui lavora, come ha fatto fino a questo momento.

L’associazione di categoria delle Pmi ha spiegato che un quarto di quelli che hanno deciso di avere il Tfr su base mensile, “utilizzeranno la liquidità aggiuntiva soprattutto per saldare debiti pregressi”, mentre “solo il 19% lo impiegherà per acquisti di vario genere”. Con nessun risultato sensibile nei consumi, nonostante le speranze dell’esecutivo. Resta viva dunque la propensione al risparmio degli italiani che preferiscono riscuotere la liquidazione a fine carriera piuttosto che avere stipendi più gonfi per fare nuovi acquisti. Inoltre c’è anche “un rilevante 30% che dichiara di non avere approfittato dell’opzione per via dell’eccesso di fisco: il Tfr, se percepito in busta paga, viene infatti tassato con aliquota ordinaria, e non ridotta come quando viene preso alla fine del rapporto di lavoro”. C’è poi, a scoraggiare i lavoratori, l’incidenza negativa  “sulla determinazione dell’Isee (questione dirimente soprattutto per le fasce di reddito più deboli)”.

Giorni fa la Uil aveva calcolato che l’anticipo del Tfr in busta paga avrebbe comportato una perdita, tra tasse in più e sgravi in meno, fino a 330 euro per un reddito medio di 23.000. Un’adesione contenuta era stata già rilevata da Confcommercio, che aveva condotto un’indagine a caldo (a novembre), limitando al 20% la quota di lavoratori pronti a chiederlo ogni 27 del mese. In ogni caso per avere dati più certi del ricorso al Tfr in busta paga bisognerà attendere il decreto attuativo che spiegherà in modo chiaro come si possibile accedervi. Fonti ministeriali hanno reso noto che sia prossimo all’uscita e decisivo, in questo senso, sarà l’accordo tra Abi e dicasteri dell’Economia e del Lavoro.