“Terra Iblea”, i prodotti della terra che creano inclusione

L'intervista di Interris.it a Salvatore Borrelli, presidente di "Terra Iblea", realtà che mette in campo diversi progetti di inclusione in provincia di Ragusa

La speranza di poter costruire un futuro migliore per persone con diverse fragilità sta alla base della nascita e dello sviluppo della Cooperativa “Terra Iblea” che, in Sicilia, vicino a Ragusa, ha dato vita a diverse esperienze le quali, attraverso attività concrete, intendono incentivare l’inclusione e, nel contempo, favorire le tradizioni storiche, culturali e valorizzare i prodotti autoctoni. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato Salvatore Borrelli, infermiere professionale e presidente della cooperativa “Terra Iblea”.

L’intervista

Come nasce “Terra Iblea”? Quali sono le attività in favore dell’inserimento lavorativo persone con fragilità che svolgete?

“Terra Iblea” nasce da un percorso fatto con un’altra cooperativa, che si occupa di riabilitazione psichiatrica, di cui siamo anche noi soci. Vedevamo ragazzi che non avevano alternative rispetto al ricovero nelle strutture. Quindi, abbiamo avuto in comodato d’uso gratuito un fondo dove realizzare delle attività con l’obiettivo di dare una possibilità a questi ragazzi che, diversamente, sarebbero stati nelle comunità terapeutiche assistite o nelle comunità alloggio. Da lì, abbiamo iniziato una prima fase di sperimentazione, della durata di sei/sette anni, con quattro ragazzi i quali, avevano riscontrato dei grossi vantaggi nell’uscire dai servizi strutturati. Partendo da questo, abbiamo realizzato la cooperativa “Terra Iblea”. Avevamo delle strutture che andavano ripristinate ed abbiamo quindi accesso un prestito sui fondi di genere della Comunità Europea e, da quel momento, abbiamo iniziato ad organizzare un ristorante. In seguito, è stato approvato un nostro progetto da “Fondazione con il Sud” e, da allora, si è dato vita ad un b&b, ad attività agricole e ad una azienda didattica. I ragazzi però andavano formati sul campo e conseguentemente abbiamo individuato tutte le modalità per rendere possibile questo percorso. Abbiamo riscontrato che, la loro partecipazione alle attività agricole e affini, ha esercitato un grande beneficio nel percorso di riabilitazione e, pertanto, le riteniamo una terapia integrativa che ha fatto cambiare loro la vita.”

Qual è il valore più profondo che assume per voi l’inclusione delle persone con fragilità?

“Queste persone hanno bisogno di avere delle opportunità e di essere seguiti. Non solo dal punto di vista farmacologico, ma anche di sentirsi parte attiva della comunità nonché della società stessa. Loro hanno fatto grandi passi avanti, ciò rappresenta un grande e imprescindibile valore. Facciamo questo perché siamo motivati e, insieme a loro, abbiamo condiviso responsabilità e percorsi per un cammino comune.”

Quali sono i vostri auspici per il futuro?

“Stiamo sviluppando diversi settori. Quello dell’agricoltura per l’olio, l’apicoltura per quanto concerne l’ape nera sicula e il miele biologico. Vi è poi la ristorazione che rivisita piatti tipici in una formula nuova e un b&b. Inoltre, tramite un progetto finanziato con la Regione, stiamo approntando un laboratorio esperienziale riguardante le tradizioni che rischiano di andare perse nel territorio e, pertanto, ci rivolgeremo a un bacino d’utenza che va dalle scuole elementari alle superiori”.