La strategia dell’Onu: sconfiggere l’Isis tagliando i suoi fondi

E’ stata approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu la risoluzione volta a bloccare il flusso di milioni di dollari che arriva nelle casse dello Stato islamico (SI), e che proviene dal contrabbando di petrolio e da pagamenti di riscatti. Il testo, presentato dalla Russia, è stato sottoscritto da 35 Paesi della comunità Internazionale, unita nella volontà di fermare la minaccia jihadista.

Le Nazioni Unite prevedono di aggiungere maggiori sanzioni contro i movimenti e gruppi di estremisti islamici che solo nell’ultimo anno hanno allargato i loro confini in ampie porzioni di territorio della Siria e dell’Iraq. Nella risoluzione tutti e 193 i Paesi sono invitati ad applicare le misure appropriate per combattere il traffico di antichità e reperti storici che coinvolge l’Isis nelle regioni conquistate.

L’appello lanciato ai governi di tutto il mondo è quello di “impedire ai terroristi di beneficiare in modo diretto o indiretto dal pagamento di riscatti o concessioni politiche di altra natura” per il rilascio degli ostaggi. Invito in particolare rivolto a quei Paesi europei che per ottenere la liberazione dei loro connazionali pagani altissimi riscatti.

Al governo di Akara è stato chiesto di rafforzare e intensificare i controlli lungo la frontiera turca, considerato una delle principali vie per il transito di reperti e petrolio contrabbandato. L’ambasciatore siriano all’Onu Bashar Ja’afar ha espresso il suo entusiasmo per la risoluzione che è stata presentata, definendola “il più completo provvedimento” preso sino ad ora.