Bielorussia, altri 340 arresti. E il Nobel Svetlana Aleksievic lascia il Paese

La giornata di protesta si conclude con centinaia di fermi. E la scrittrice, membro del Consiglio dell'Opposizione a Lukashenko, lascia temporaneamente Minsk

Altra giornata campale a Minsk, dove il popolo in protesta è tornato a prendersi le piazze per assestare un’ulteriore spallate al granitico governo Lukashenko. Che giura in segreto, non cede alle pressioni estere e, men che meno, appare intenzionato a lasciare il passo a quella che, di fatto, è una delegittimazione popolare a tutti gli effetti. La portabandiera d’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, ha chiuso le porte alla mediazione. Dichiarandosi vero leader eletto dal popolo e riaffermando che il presidente, accusato di aver organizzato la cerimonia del giuramento lasciando all’oscuro il suo popolo, non sarà più riconosciuto dai bielorussi. Nel frattempo, con l’incertezza che ancora pende sui rappresentanti d’opposizione detenuti, tornano le repressioni della piazza. Secondo il centro per i diritti umani Viasna, nella giornata di ieri, almeno 340 persone sono state arrestate a Minsk.

Gelo con l’Europa

Una fase, quella della crisi bielorussa, che forse non ha ancora toccato i livelli d’emergenza dell’Ucraina ma che, ora come ora, rappresenta una variabile impazzita sul piano dei rapporti fra l’oriente russo e i Paesi occidentali. In ballo non c’è solo la questione Navalny e tutte le derive geopolitiche ed economiche che il caso sta portando (e che potrebbe ancora portare).

Sul tavolo delle relationships il caos di Minsk inizia ad avere il proprio peso. Dopo il passo dell’Unione europea, che ha chiesto nuove elezioni e annunciato l’imminente delegittimazione di Bruxelles per Lukashenko, anche i singoli Paesi iniziano a rafforzare le proprie posizioni a sostegno dei manifestanti. A rincarare la dose, ci ha pensato il presidente francese Emmanuel Macron. “Quello che sta accadendo in Bielorussia – ha detto – è una crisi di potere, un potere autoritario che non può accettare la logica della democrazia e che cerca di resistere con la forza. E’ chiaro che Lukashenko deve andarsene”.

Il premio Nobel Aleksievic

Chi se ne va davvero, intanto, è una delle principali esponenti della cultura bielorussa. Svetlana Aleksievic, premio Nobel per la Letteratura nel 2015, ha fatto sapere tramite il suo entourage che si recherà in Germania. Ufficialmente per motivi di lavoro, vista la sua presenza prevista a una fiera del libro prima in Svezia e poi in Sicilia. A ogni modo, Aleksievic non tornerà in Bielorussia finché a regnare sarà il caos.

La scrittrice resterà lontana dalla sua Minsk (dove risiede da quasi dieci anni). E, momentaneamente, dal suo seggio nel Presidio del Consiglio di Coordinamento dell’Opposizione bielorussa. Unica, assieme a Sergej Dylevsky, a essere libera. Gli altri cinque dei sette membri sono stati arrestati o portati all’estero. Già alcuni anni fa, entrata in contrasto con la presidenza Lukashenko, Aleksievic fu costretta a lasciare temporaneamente il Paese.