Papa: “La superbia è un veleno potente”

Il Papa ha iniziato il ciclo sulle virtù teologali: "Le virtù teologali, fede, speranza e carità, sono doni che ci guariscono e che ci rendono guaritori"

Foto: Vatican News

“La superbia è un veleno potente: ne basta una goccia per guastare tutta una vita improntata al bene”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, in cui – terminato il ciclo dedicato sulle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) – ha incentrato la catechesi di oggi sulle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.

Il Papa in piazza per l’udienza generale, 4 bambini sulla jeep

Papa Francesco, a bordo della ‘papamobile’ coperta, è entrato in Piazza San Pietro, dove stamane ha tenuto l’udienza generale. Prima di entrare nella piazza, Francesco ha fatto salire sulla ‘jeep’ quattro bambini, che ha portato con sé nel suo percorso tra la folla di fedeli. Il Pontefice ha fatto poi il giro tra i vari settori dell’ovale berniniano, per salutare e benedire da vicino le decine di migliaia di pellegrini presenti, provenienti come sempre da tutto il mondo.

Il Papa, superbia veleno potente, rovina anche vita dedita al bene

“La superbia è un veleno potente: ne basta una goccia per guastare tutta una vita improntata al bene”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, in cui-dopo il ciclo dedicato alle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), ha incentrato la sua catechesi sulle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.

“Una persona può avere compiuto anche una montagna di opere benefiche, può aver mietuto riconoscimenti ed encomi, ma se tutto ciò l’ha fatto solo per sé, per esaltare sé stessa, può dirsi ancora una persona virtuosa?”, ha osservato. Secondo il Pontefice, “il bene non è solo un fine, ma anche un modo. Il bene ha bisogno di tanta discrezione, di molta gentilezza. Il bene ha bisogno soprattutto di spogliarsi di quella presenza a volte troppo ingombrante che è il nostro io. Se ogni azione che compiamo nella vita la compiamo solo per noi stessi, è davvero così importante questa motivazione?”.

Per il Papa, “per correggere tutte queste situazioni che a volte diventano penose, le virtù teologali sono di grande aiuto”. “Lo sono soprattutto nei momenti di caduta, perché anche coloro che hanno buoni propositi morali a volte cadono – ha spiegato -. Come anche chi si esercita quotidianamente nella virtù a volte sbaglia: non sempre l’intelligenza è lucida, non sempre la volontà è ferma, non sempre le passioni sono governate, non sempre il coraggio sovrasta la paura”. “Ma se apriamo il cuore allo Spirito Santo, Egli ravviva in noi le virtù teologali – ha aggiunto Francesco -: allora, se abbiamo perso la fiducia, Dio ci riapre alla fede; se siamo scoraggiati, Dio risveglia in noi la speranza; se il nostro cuore è indurito, Dio lo intenerisce col suo amore”.

Il Papa, fede, speranza e carità antidoto all’autosufficienza

Parlando nell’udienza generale della fede, la speranza e la carità, il Papa ha ricordato che “gli scrittori cristiani le hanno ben presto chiamate ‘teologali’, in quanto si ricevono e si vivono nella relazione con Dio, per differenziarle dalle altre chiamate ‘cardinali’, in quanto costituiscono il ‘cardine’ di una vita buona”.

“Le une e le altre, accostate in tante riflessioni sistematiche, hanno così composto un meraviglioso settenario, che spesso viene contrapposto all’elenco dei sette vizi capitali”, ha commentato. “Mentre il rischio delle virtù cardinali è quello di generare uomini e donne eroici nel compiere il bene, ma tutto sommato soli, isolati, il grande dono delle virtù teologali è l’esistenza vissuta nello Spirito Santo – ha sottolineato -. Il cristiano non è mai solo. Compie il bene non per un titanico sforzo di impegno personale, ma perché, come umile discepolo, cammina dietro al Maestro Gesù”. “Le virtù teologali sono il grande antidoto all’autosufficienza – ha detto ancora Francesco -. Quante volte certi uomini e donne moralmente ineccepibili corrono il rischio di diventare, agli occhi di chi li conosce, presuntuosi e arroganti! È un pericolo davanti al quale il Vangelo ci mette bene in guardia”.

Il Papa, per intercessione Wojtyla chiediamo il dono della pace

“Sabato prossimo ricorre il decimo anniversario della canonizzazione di San Giovanni Paolo II. Guardando la sua vita, possiamo vedere che cosa può raggiungere l’uomo accettando e sviluppando in sé i doni di Dio: fede, speranza e carità. Rimanete fedeli alla sua eredità. Promuovete la vita e non lasciatevi ingannare dalla cultura della morte. Per sua intercessione, chiediamo a Dio il dono della pace per la quale egli, come Papa, si è tanto impegnato”.

Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, salutando i pellegrini polacchi. Salutando i fedeli di lingua araba, il Pontefice ha anche affermato: “Le virtù teologali, fede, speranza e carità, sono doni che ci guariscono e che ci rendono guaritori, doni che ci aprono a orizzonti nuovi, anche mentre navighiamo nelle difficili acque del nostro tempo”.

Fonte: Ansa