Francesco Lorenzi, The Sun: “I musicisti? Tra le categorie più umiliate e colpite. Il governo ci ha dimenticati”

Intervista a Francesco Lorenzi, cantante dei The Sun su come il mondo della musica sia stato colpito dal Coronavirus, la necessità di veicolare messaggi positivi e le difficoltà della categoria

Si intitolata “Un buon motivo per vivere” l’ultimo singolo della band rock cristiana The Sun, un inno a non scoraggiarsi anche nelle avversità. Un messaggio positivo di cui – in un periodo storico così complesso e difficile – si sente davvero il bisogno.

Interris.it ha intervistato il frontman della band, Francesco Lorenzi, con il quale sono stati affrontati diversi argomenti: le difficoltà che vive il mondo della musica a causa del coronavirus, le incertezze per la programmazione del lavoro per i mesi futuri, i messaggi positivi che la musica dovrebbe trasmettere, ma che troppo spesso vengono ignorati prediligendo il mero profitto, la necessità che la Chiesa torni in maniera imponente nel mondo della produzione musicale.

Francesco, “Un buon motivo per vivere” è il titolo del vostro ultimo singolo. Qual è il messaggio di questa canzone?

“Per noi la musica è una forza per comunicare valori positivi, desiderio di vivere, energia, fede, speranza. Il messaggio del brano è molto chiaro: c’è sempre un buon motivo per vivere. Lo vogliamo dire e ribadire, perché sentiamo la necessità di farci portatori di un messaggio vitale, luminoso e preciso, un pensiero alternativo e concreto rispetto alle mille voci rumorose che oggi mirano ad aumentare la paura, l’incertezza e la confusione delle persone. La canzone è nata come seguito musicale del mio secondo libro , ‘I segreti della Luce – 21 passi per la felicità’ (prefazione del Cardinal Tagle – pubblicato da Rizzoli a fine 2018). In una crisi mondiale come quella che stiamo vivendo, “Un buon motivo per vivere” elenca scelte chiare da mettere in pratica per vivere un futuro migliore a partire da adesso. Vogliamo una musica che liberi e che faccia emergere il meglio che c’è dentro ognuno di noi”.

Avete lanciato la campagna “Produrre il futuro che vivremo insieme”. Qual è l’obiettivo?

“L’obiettivo di questa campagna – che sta avendo un grande successo – ha due scopi: la condivisione della produzione del nuovo album dei THE SUN e far entrare nel vivo di una produzione musicale chi ci segue con affetto da tanto tempo. Attraverso il supporto e la generosità di molte persone, potremo lanciare il nuovo disco con la qualità che contraddistingue da sempre la nostra proposta. Essere i The Sun oggi è certamente straordinario, ma difficile. In un mondo musicale che sta tendenzialmente abbassando la qualità dei suoi contenuti in favore di una superficializzazione generale, noi viviamo con un chiodo fisso: vale la pena continuare a dare la vita per comunicare il Bene. E il Bene va fatto bene. Questo ha permesso alla nostra musica e testimonianza di incidere positivamente sulla vita di tante persone. Al contempo, però, confesso che la nostra strada è spesso in salita. Per capire il motivo di questo basta accendere la tv o la radio: noterete che il mondo discografico e quello mediatico sono ormai perlopiù restii a veicolare canzoni che risvegliano le coscienze – in particolare se chi le propone ha chiare radici cristiane. E guarda un po’… chi sono i The Sun? Sia per chi è lontano dalla fede sia per chi la vive, che ci piaccia o no, nei più svariati ambienti siamo identificati (additati o riconosciuti) come l’espressione di riferimento in Italia della musica d’ispirazione cristiana. E nella sostanza, professionalmente, quali conseguenze produce? Aldilà dell’onore che porta con sé una tale considerazione, nel 2020 significa anche essere costantemente oggetto di scherno, in una posizione complicata su numerosi fronti: spesso siamo “troppo cristiani” per chi è lontano dalla fede, ma avviene pure che siamo “troppo professionali” per chi vive in ambienti vicini alla fede. Niente paura, siamo abituati, e fa parte della vocazione a cui siamo chiamati, ma è bene dire come sono le cose. Il successo che sta avendo questa campagna ci incoraggia grandemente a continuare a produrre una musica libera e che libera”.

In questi mesi difficili causati dal lockdown decretato a causa della pandemia da coronavirus, molti settori tra cui anche quello del mondo della musica, hanno subito pesanti conseguenze. Pensi che il governo abbia fatto abbastanza per tutelare gli artisti?

“La nostra è stata tra le categorie più umiliate e colpite. Il governo ci ha dimenticati. In alcune zone direbbero, a ragione, che chi lavora con onestà nel nostro settore è ‘cornuto e mazziato’. Il mondo della musica è costituito da moltissime maestranze e si è parte di un insieme che funziona come un orologio: ogni elemento ha la sua funzione necessaria e indispensabile. Nel nostro team ci sono padri di famiglia che non lavorano da sei mesi, e le risorse messe in campo dal governo sono state ridicolizzanti. E’ stata tolta la possibilità di lavorare a decine di migliaia di persone e, ancora peggio, non c’è possibilità di programmare una attività per i mesi futuri. Se si toglie la possibilità di progettare, di sognare, di investire, si uccide una intera categoria di persone”.

Negli ultimi anni sono diventate di “moda” molte canzoni che contengono messaggi nonappropriati per i giovani, alcune istigano all’odio, altre mostrano come preparare “cocktail”con sostanze stupefacenti. A cosa si deve questa deriva?

“Per rispondere adeguatamente a questa domanda sarebbe necessario uno scritto dettagliato. Mi soffermo perciò solo su tre osservazioni:

1. La musica è una forza che può spostare l’equilibrio delle coscienze. Ci sono studi e ricerche scientifiche che chiariscono in modo evidente quanto le parole di una canzone divengono aghi della bilancia nella costruzione di un pensiero personale. La politica e tutto il settore della formazione dovrebbero avere chiarissimo questo concetto e tenerlo presente in modo costante, ma da anni avviene l’esatto contrario. La musica, è dimostrato, può portare luce, incoraggiare e far crescere, ma può anche disequilibrare, confondere e indebolire.

2. Il sistema che vuole annientare la capacità critica e la consapevolezza della massa, utilizza anche la musica come strumento per i suoi scopi, e lo fa senza alcuna remora. Questo sistema volontario – mai casuale – asseconda e spinge la produzione e la diffusione di una musica che lancia messaggi negativi o, nella migliore delle ipotesi, vacui. Tutto ciò che è ‘di contenuto’ è divenuto ormai di nicchia e ha vita sempre più dura, perché è fuori dal sistema.

3. Una nota particolarmente dolorosa: negli ultimi 17 secoli, la Chiesa è stata la principale promotrice e sostenitrice della produzione artistica e di contenuto liberante per l’uomo, ma ora manca tragicamente all’appello. Lo dico con grande sofferenza: in un momento in cui dovrebbe fare l’esatto contrario, la Chiesa – nell’ambito della sua direzione centrale – sta mancando alla sua naturale vocazione di promotrice e sostenitrice di contenuti artistici che testimonino la verità e la bellezza. C’è un sostanziale abbandono di campo. Grazie a Dio, però, ci sono ancora tanti uomini e donne di buona volontà – tra cui numerosi sacerdoti e suore – che con le loro piccole risorse, tra parrocchie, comunità e diocesi, si impegnano a tenere vivi contenuti e progetti mirabili e fecondi per il bene dell’intera società. Ciò non toglie che il dramma dell’impoverimento musicale che si sta verificando in modo evidentissimo sortirà sempre più effetti deleteri nella crescita delle nuove generazioni. E su questo l’assenza assoluta a livello globale di una idea formativa promossa dalla Chiesa ha un peso enorme”.

Quali messaggi dovrebbe trasmettere la musica?

“La musica dovrebbe stimolare il cuore producendo quell’insieme di emozioni e sentimenti capaci di generare lo stupore, la meraviglia, la gratitudine, l’amore per la vita e per il creato. In un mondo in cui quasi tutto è sottosopra, la musica può riaprire i cuori e gli occhi della gente. Lo può fare con messaggi che cantino la Verità, la Bellezza, l’Amore, l’amicizia, la fraternità, il coraggio, la fedeltà, la solidarietà, la libertà autentica… Tuttavia va detto anche che questi messaggi li può cantare con coerenza e solidità solo chi li vive già dentro di sé”.

Potete conoscere meglio i The Sun e la loro musica collegandovi al sito www.thesun.it