Casa Lumière, una struttura per donne vittime di violenza

Padre Mario Sirica, racconta ad Interris.it le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di Casa Lumière

padre Mario Sirica - lumiere
A destra Padre Mario Sirica

La donna vulnerabile va accolta in uno spazio confortevole, va ascoltata e va aiutata. È questo lo spirito con cui è stata pensata e realizzata Casa Lumière, la nuova struttura dei Padri Vicenziani di Catania che aprirà le proprie porte a donne sole, vittime di qualsiasi tipo di violenza. Il nome Lumière non è stato scelto a caso. Lumière in francese significa luce e lo scopo della casa è proprio quello di ridare una speranza e far intravedere la luce a tutte le donne che vivono nel buio della sofferenza, della violenza e della sopraffazione.

L’intervista

Interris.it ha intervistato padre Mario Sirica, direttore di Casa Lumière che ha spiegato perché questa opera è essenziale e che cosa può rappresentare per le tante donne in cerca di un riparo e di un aiuto.

Padre Mario, da cosa nasce Casa Lumière?

“Abbiamo voluto dare una valida risposta alla richiesta di molte donne in stato di povertà, vulnerabili ed emarginate. Le loro storie sono una diversa dall’altra, ma ognuna di loro porta in sé le ferite, provocate da tanta sofferenza. Ci siamo resi conto che sempre più donne scappano da una violenza non solo fisica e sessuale, ma anche verbale e psicologica, che crea una sudditanza della donna nei confronti dell’uomo. Deve far riflettere che tra le vittime ci siano anche molte donne con una posizione lavorativa definita, ma che nonostante ciò, la violenza verbale mina duramente dal punto di vista dell’autostima”.

La donna che decide di rivolgersi a voi che difficoltà affronta?

“La presa di coscienza che è necessario un aiuto non è mai un passaggio semplice. Una volta che avviene, si passa allo step successivo che è quello della denuncia della violenza e tutto diventa più complicato. Le motivazioni sono riconducibili per esempio al senso di colpa di una eventuale perdita del lavoro dell’uomo e di conseguenza le vittime iniziano a giustificare e ad auto convincersi che questi atti violenti non accadranno più”. 

Voi come intervenite?

“Non è semplice entrare nella testa di una donna e farle capire che questa situazione va interrotta subito. A volte si tratta di storie lunghe anche vent’anni in cui la vittima si è oramai abituata a subire la sopraffazione e a giustificare chi le produce così tanta sofferenza. Si tratta di una lotta continua e non deve sorprendere se, anche dopo aver denunciato, molte di queste donne tornano dal loro aguzzino”.

Come vivranno all’interno di Casa Lumière?

“Come ho già detto, ognuna di loro ha una propria storia e una propria vita. Se per esempio ha un lavoro, può continuare a farlo, se invece arriva con il volto massacrato, magari ha bisogno di guarire e di riposare. Noi cercheremo di capire le esigenze di ognuna di loro e metteremo in atto tutte le nostre competenze e un immediato sostegno psicologico, che significa mettersi in ascolto e accogliere anche le lacrime e la disperazione che la donna sta vivendo. Successivamente, qualora servissero, ci saranno anche un accompagnamento medico e legale. Ogni donna verrà responsabilizzata e, a seconda del tempo che ha a disposizione, si prenderà cura della casa con delle mansioni pensate per farla reagire e per mettere ordine nella propria vita”.

Voi avete voluto una struttura bella. Quanto questo elemento è un plus?

“Ogni persona merita di vivere in un luogo accogliente, curato e pulito. Le persone che accoglieremo saranno donne che hanno conosciuto il lato più crudele della vita e che spesso si sono dovute adattare a vivere in spazi brutti. Questa casa ha a disposizione dodici posti letto distribuiti in tre stanze, ognuna delle quali con bagno in camera per garantire una maggiore privacy ed è curata nei minimi dettagli. Noi infatti, pensiamo che per rinascere sia fondamentale svegliarsi ogni mattina in una casa bella e luminosa, come vogliamo sia il futuro di queste donne”.